Prime impressioni Thailandesi.

È forse la prima volta che identifico un titolo al mio articolo, ancor prima di scrivere. È forte il bisogno di fissare le mie prime sensazioni di questo cambiamento.

Questo è un altro mondo.

Quattordici ore di viaggio mi hanno portata qui, dove la lancetta dell’orologio recupera tre ore rispetto a Sydney ma è tutto talmente povero che mi sembra di vedere annullati anni e anni di evoluzione. Sembra assurdo.

L’atterraggio all’aeroporto di Koh Samui è stato di forte impatto. Guardando fuori dall’oblò, non vedevo luci ma solo il nero del mare. Ero seduta sul lato destro, da sola. L’aereo ha perso quota velocemente e ho avuto la sensazione di cadere a picco su quella distesa di acqua nera. Era sera. Le luci della pista mi hanno di nuovo fatta sentire a terra, dopo un lungo viaggio passato anche da Bangkok. Per poche ore.

La prima impressione sconvolgente me l’ha data proprio l’aeroporto. Sembrava una capanna illuminata, tutto interamente all’aperto e piccolo. Molto piccolo. Legno, piante e luci.
La percezione del drastico distacco dalla realtà Australiana a quella Thailandese è arrivata forte e chiara, inaspettata. So bene che qui mi ci sono portata io, so anche che sono venuta qui per respirare l’atmosfera di questo paese che nella sua povertà regala una strana voglia di magia. Tutto questo mi è chiaro, ma il tocco con il suolo e lo sguardo delle persone del posto, sono comunque stati una sorpresa inaspettata.

Dietro ad una scrivania povera e traballante, una ragazza dai dolci lineamenti vendeva “Sim Telefoniche Thailandesi Per Turisti”. Non penso che per i viaggiatori siano riservati numeri speciali ma era sicuramente la prima cosa che volevo fare una volta entrata in terra Thai. Un numero di telefono su cui avere connessione ovunque. Al prezzo di 400 BATH mi ha offerto un servizio completo, con le sue mani veloci ed esperte ha attivato tutto in tre minuti, evitandomi lo stress di dovermi interfacciare con messaggi incomprensibili. Più che lettere, le loro sembrano le greche che facevo alla scuola media tra un compito ed un altro.
Le ho anche chiesto se vendeva cover per il telefono, la mia era rotta e su questo sono particolarmente fissata. Devo avere una cover che mi soddisfi e soprattutto intatta. Con disinvolta gentilezza mi ha riconsegnato il telefono insieme ad una cover che lei non usava più.
La fantasia rappresenta un acchiappa sogni.
Mi ha fatta felice, mi è sembrato un regalo speciale.
Un pezzo di plastica che per me ha un grande valore.
Il valore dei suoi sogni.

Un taxi-bus mi ha portata nel piccolo resort in cui alloggio per sole due notti. Una è già andata. Una ragazza mi ha accolta come se fossi un importante ospite e mentre davo i miei dati per il check-in, mi ha anche offerto un fresco succo d’arancia. Non ho scelto un posto di lusso, non voglio essere servita e riverita come potresti pensare. Voglio viaggiare senza aspettarmi nulla, voglio entrare interamente nel loro modo di vivere e sto già apprezzando la loro estrema gentilezza e la voglia di farti sentire a casa. Anche se non hanno niente.

In Australia un succo all’arancia sarebbe un extra.
Anche in Italia.

Dalla stanza sento il rumore delle onde e dormo su un letto immensamente grande. Non sono abituata ad avere tutto questo spazio. I cigni costruiti con gli asciugamani sono sempre stati una mia passione.
Danno un tocco di arte ad un letto bianco e rosso.
Danno il benvenuto. Basta poco.
Sulla via principale vedo baracche di lamiera con insegne scolorite, motorini e macchine sfrecciano ad una velocità non consentita e ognuno fa un po’ quel che vuole. Nessuno indossa il casco e le precedenze sono un optional. Per il momento preferisco spostarmi a piedi e quando dovrò percorrere distanze più lunghe monterò su un taxi.
Il mio papà direbbe:
“Meglio spendere qualcosa in più, piuttosto che affittare un motorino e rischiare la vita.”
Ben detto papino.
Infatti farò così.

Respiro una Thailandia cruda ma non cattiva, mi sono catapultata in un altro mondo e mi sento curiosa di conoscerne ogni angolo, ogni carattere. Uso una piccola borsetta per contenere soldi, passaporto, telefono e una conchiglia colorata. Se riesco la tengo sotto ai vestiti, in modo che non sia visibile. Nel mio zaino ho l’occorrente di cui posso aver bisogno e il caldo è umido.
Trenta gradi.
Mi sono comprata un piccolo quadernino, con in copertina una coccinella rossa, su cui appunterò i miei pensieri. Quelli da prendere al volo.

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Che l’avventura abbia inizio.
Sempre se di inizio si può parlare.

Erica, anzi Atmosferica.

Scusa ma devo andare…

“Came to you with a broken faith
Gave me more than a hand to hold
Caught before I hit the ground
Tell me I’m safe, you’ve got me now.”

“Sono venuta da te con la speranza distrutta 
Mi hai dato più di una mano da stringere 
Mi hai sostenuta prima che toccassi il suolo 
Dimmi che sono al sicuro, tu mi hai ora.”

(Take me home – Jess Glynne)

Questa direi che rappresenterà per sempre la canzone dell’ultimo giorno di Australia. La ascolto da stamattina e la tengo segreta nelle mie orecchie anche ora che ti sto scrivendo. Sono emozionata e malinconica, sono forte e felice. Mi sento così, proprio come queste parole, proprio come questa arrabbiata ma dolce melodia.

Chiunque, forse anche tu, potrebbe dire che è una canzone triste di un amore disperato e non corrisposto. Lei canta chiedendo un’attenzione e pregando nel ritorno del suo amato, nell’aiuto in caso di difficoltà e di caduta. Chiede se lui potrebbe portarla a casa, è in crisi nera. Cerca una cura per la sua anima spezzata.

Io questo mi sono permessa di chiederlo all’Australia. Mi sono allontanata da tutto per protesta, ero arrivata ad un punto in cui avevo regalato troppo senza ricevere in cambio almeno la metà di quel che meritavo. Ora che è guarito, posso confessare un dolore che raggelava le mie giornate senza darmi troppi riscontri positivi. La mia partenza è stata data dalla voglia di far capire a me stessa che la mia anima avrebbe potuto sostenermi ovunque. Dovevo avere la certezza che da sola sarei potuta partire per qualsiasi viaggio dentro e fuori e che l’Australia non mi avrebbe fatto paura. Anche nel posto più lontano ce l’avrei fatta. Sono partita per una questione personale che dovevo risolvere, dovevo parlarmi e ascoltare ogni mia singola parola. A volte anche a voce alta.

Forte come la musica, ad altissimo volume.

Una sfida lunga sette mesi che si chiude oggi con un sorriso e gli occhi pieni di luce. Stringo i pugni dalla gioia e salto sulla valigia con due piedi per riuscire a chiuderci dentro tutto quello che di più bello e profondo sono riuscita trovare e raccogliere sul mio cammino. Non voglio perdere niente, devo conservare tutto.

Queste sono delle confidenze molto personali, lo so. Non so nemmeno se, leggendo, sia per te facile arrivare fino a lì. Fino al nodo. Fino al punto più profondo che sto toccando qui e ora. Sì perché l’Australia mi ha ancora, per poche ore. Mi sta urlando ora frasi di addio e un saluto memorabile. La sto ascoltando, la sto guardando. Come dice questa canzone, mi ha anche dato tante mani da stringere e le sarò grata per tutta la vita perché con queste mani, ho costruito la mia essenza, la mia rete, il mio nido, il mio rifugio. Ho donato quel che avanzava, tenendo per me il mio segreto potere. Quello per me indispensabile per stare bene. Poche sono le persone a cui l’ho regalato. Non me ne volere ma mi sento speciale.

Lei mi ha permesso anche di guardarmi dentro, mi ha portato in posti magnifici che solo quando sarò a casa guarderò con occhi consapevoli. Non credo di essere sempre stata presente, non penso di essere riuscita a rimanere al passo tra immagini ed emozioni. Tra luoghi e consapevolezza. Molto spesso non capivo la grandezza dello spettacolo che avevo a pochi metri dal mio naso, pensavo fosse normale. Ma non per questo è stato meno intenso, sia chiaro.

Sai, quando di fronte a te hai migliaia di chilometri deserti, è talmente difficile guardare lontano che riesci solo a guardarti dentro. È il posto più vicino da mettere a fuoco. Quando invece ti siedi davanti all’orizzonte, vedi questa linea infinita che taglia il cielo ed è talmente difficile capire la meraviglia di tutta quella infinità, che la cosa più facile da fare è arrivare all’orizzonte dei tuoi pensieri. Lì dove forse non eri ancora stata.

Sempre come dice la canzone, stavo toccando il fondo prima di partire. Non mi rendevo conto ma forse inconsciamente ne ero totalmente consapevole. Questo viaggio è stato la cura, mi ha dato la consapevolezza della mia potenza e dell’energia instancabile che mi riempie senza scappare mai. Mi appartiene e tra noi c’è un legame profondo. Mi piace, ora, guardare quel fondo dall’alto. È come se stessi galleggiando e il fondale sotto di me sia profondissimo, quasi lontanissimo. So perfettamente che un’ondata improvvisa potrebbe di nuovo farmi mancare l’aria tirandomi verso il basso, ma questa è la vita. Non è possibile eliminare la cattiva sorte, come la buona. Resta una vita intera da vivere ora, resta la voglia di rimanere a galla indipendentemente dalla forza del mare. Nel mio oceano ora c’è il sole, vedo pesci colorati e so nuotare senza fare fatica.

Quest’acqua limpida ora la porto con me, in Thailandia.

Erica, anzi Atmosferica.

Il posto migliore in cui stare…

Quando cerco il centro e il punto di equilibrio dove niente mi fa pendere dal lato più pesante, mi siedo a terra. Eccomi qui a scriverti dal pavimento di casa, da Sydney.

Potresti sederti sulla luna, identificare l’Australia, individuare la costa est e fare uno zoom su Sydney, Kent Street, 361/146, piano 22. Sono qui. In questo modo arriveresti qui, nel piccolo punto di questa grande terra, il punto in cui sono seduta cercando il mio posto.

Qual è il mio posto?

Proprio non lo so. Mi viene da dirti che il mio posto sono io. Il mio posto è il mio cuore, sono la mia anima e i miei occhi. Per il resto nulla è mio e nulla lo è stato.

Ho qualche giorno per raccogliere gli ultimi incontri, le ultime parole e gli ultimi sguardi. La parte più dura ma la più preziosa perchè sono certa che tutto quel che arriverà in queste ultime ore, sarà mio. Per sempre.

Sono scombussolata ma con i piedi ben saldi a terra. Non preoccuparti. Mi sono scritta una lista delle ultime cose da fare in modo da non arrivare all’ultimo giorno confuso a non saper che pesci pigliare. Sto per partire di nuovo. Te lo giuro.
Non riesco a definirti in poche parole il mio stato d’animo ma è anche bello sentirmi così. Mi piace.

Come sempre mi lascio travolgere dalle emozioni e ascolto canzoni in base ai giri strani che la mia mente decide di percorrere. Le seguo, musica e anima, viaggio con loro. Mi lascio trasportare in profonda tristezza ed immensa felicità. Sono dispiaciuta per quel che lascio ma curiosa di vedere quel che mi aspetta, chi mi aspetterà.

Chi lo sa.

Per unire il Mondo in un’immagine, pochi minuti fa guardavo questa foto che vedi in copertina. Qui dentro vedo tutto più piccolo, trovo equilibrio, riesco ad unire le varie strade, le emozioni frastornanti che pretendono troppo spazio. State calme! L’ho scattata ieri a Bondi Beach in un pomeriggio freddo e leggermente ventoso. In questo mare vedo l’acqua che unisce le terre, nella sabbia vedo la stabilità e la concretezza alle quali ogni oceano trova base e nel cielo, beh, nel cielo vedo tutto quel mistero che avvolge il Mondo, ovunque.

Ogni posto è pieno di cielo. Ogni posto è pieno di mistero.

Questa foto mi fa riflettere soprattutto ora in cui mi lascio cullare da un momentaneo e giustificato senso di perdizione. Presto lascerò l’Australia ma ovunque nel mondo potrò decidere di portarmi davanti ad un’infinita distesa d’acqua che bagna la terra.

Ovunque sarò, potrò stare bene.

Ovunque andrò, avrò ben chiaro che sarò io il posto migliore in cui stare, ancor meglio se di fronte al mare.

Erica, anzi Atmosferica.

Buongiorno Brisbane.

Proprio nel momento in cui ho sentito l’aereo staccarsi da terra, ho realizzato di essere ancora in viaggio.

L’ennesima partenza ma la prima da quando mi sento nuova. Inizia oggi un periodo di decollo e atterraggio, di andata e ritorno. Un aereo pieno di volti, alcuni dormivano già prima di spiccare il volo. Mi chiedo come abbiano potuto perdersi quel momento ogni volta per me emozionante e ancor più bello se vissuto con la mente rilassata. Abbandono.

Ti lasci schiacciare dalla forza, senti il petto a contatto con il cuore e ogni pensiero spicca il volo insieme a te. È uno strano momento di saluto, in cui in due minuti ti trovi a vedere mille luci che formano una città. La tua fino a qualche momento prima. Dove c’è nero c’è mare e riesci a unire i puntini sulla cartina geografica. La Terra. La luna o il sole.

Sei nelle mani di un pilota, sei sulle ali di un aereo e devi fidarti del cielo. Lui ti sosterrà e ti porterà dove stai chiedendo di andare. Una magia direi.

È stato un viaggio breve che dalle nostre parti può portarti in una vicina città Europea.
Parigi, Barcellona, Berlino.
Non so le durate e le distanze precise ma so che con un volo del genere potresti trovarti tra altre lingue, altre culture, tra la storia di un antico luogo e tra il cemento di muri scrostati dal tempo. Chiese ricche di atmosfera e spirito, viottoli stanchi di passi, piazze bagnate da fontane piene di monete e desideri.

Qui è sempre tutto nuovo e un volo di un’ora e mezza ti porta nella più vicina grande città.
In una delle…due.
Principali.

Puntando verso nord, Brisbane.

È così che mi ci sono portata. Una gita programmata all’ultimo e decisa così, su due piedi.
Quanto mi piacciono le idee improvvise, le partenze che non avresti pensato di cavalcare mai. Le pazzie.

Avevo abbandonato l’idea di Brisbane. Dopo migliaia di chilometri non riuscivo più a pensare di spostarmi da Sydney, mi sentivo bloccata e asciutta. Piena e satura.

E invece no.

È servito un sorriso di un amico. Uno stimolo che aspettavo da qualche tempo che mi desse una nuova spinta. Nuova come me.

Vorrei dirti anche che mi sento in movimento ma comunque ferma. Come ho pensato quando al gate è comparsa la scritta “Open”.
Stavo per partire ma mi sentivo salda e solida, tutta d’un pezzo. Questo volo non mi ha fatto l’effetto di altri, non ho sentito perdizione o quel filo di agitazione. Ero solo contenta.

Di Brisbane ho già visto l’alba e ho camminato sotto ad un cielo rosa delle sei di mattina. La prima impressione è stata bella e fresca, un benvenuto niente male.

Cercherò tra le vie un po’ di diversità, cercherò il particolare che la rende unica. Sono già in cammino e in scoperta, da oggi ricomincio.

Da oggi sono di nuovo aperta, di nuovo nuova.

Erica, anzi Atmosferica.

Respira e ascolta.

Fermerei il tempo per avere la calma di spiegarti come mi sento. Ora.
Tra dieci minuti già mi sentirò diversa perché il tempo passa, l’energia fluisce e nulla si può fermare.

Voglio descriverti cosa sento quando esco da una lezione di Yoga. Sento la pancia vuota, la testa libera, mi sento leggera e aperta. Capisco solo ora quelli che dicevano che trovavano la loro dimensione in questa disciplina, quelli che ne parlavano coinvolti e motivati, quelli che io guardavo con aria titubante.
Parevano su un altro pianeta.

Sì perché ho sempre reputato lo Yoga una pratica stupida e statica. Anche io l’ho sempre visto come uno sport che più che stimolare i muscoli, stimolasse il sonno.
Ho scoperto, invece, che i protagonisti sono proprio i muscoli che lavorando cercano equilibrio tra energia e forza.
L’equilibrio devi cercarlo tu in realtà, devi mettere il tuo corpo nella condizione di adagiarsi, di fermarsi, nonostante le posizioni siano tutt’altro che semplici e la gravità ti tira costantemente verso il basso. Lì poi, con il respiro e la concentrazione devi restare in quel punto. Dipende tutto da te.

Una nuova passione?
Può darsi.

Sicuramente la vita mi ha offerto la possibilità di capire lo Yoga, in un momento in cui tutto era fermo.
Io ero in movimento ma tutto il resto fermo. Immobile.
Pensieri pesanti, respiro poco sciolto e corpo sempre in tensione. Piattezza emotiva, un momento difficile e duro, la città schiacciava ogni spinta e la forza veniva a mancare.
Ho provato ad avvicinarmi a lui, mi chiamava e ho accettato il suo invito. Ero pronta e l’ho capito.

Mi ha fatto comprendere che è importante ascoltare il proprio corpo, mi ha fatto sudare, mi ha fatto espellere tossine ed energie negative, mi ha liberato l’anima e mi ha fatto venire ancor di più, la voglia di coltivare la più bella relazione d’amore. Quella con me stessa.

Muovo il mio corpo, libero le tensioni, mi concentro sul presente e sul respiro. Inspirazione ed espirazione, sono fondamentali. A volte anche con la bocca aperta. Quanto è bello buttare fuori tutto, così, con un respiro. Non che abbia imparato del tutto eh… Ancora adesso qualche volta mi dimentico di respirare.

Apnea.

Mi sono innamorata di me stessa e sono felice di trovare libertà e rinascita in una disciplina che potrò coltivare nel futuro dove vorrò, quando e con chi.

Ricordero per sempre, però, come e dove tutto ciò è avvenuto. Una magia che mi ha salvato, una chiamata che ho sentito chiara.

Sto bene grazie al mio corpo e al mio istinto. Sto bene grazie ad una scoperta che non è una città, non è una persona o un oggetto prezioso.
Sto bene grazie alla vita, al mio mondo e alla mia continua crescita interiore.

Sydney, in questo caso, è un contorno gustoso e anch’esso mai provato prima. Forse anche lei aiuta a rendere tutto speciale, anzi… Sicuramente.

Non sono i grattacieli possenti e non è lo spettacolo che vedo ogni sera dal balcone di casa. Non sono delle scarpe nuove che nel giro di pochi mesi saranno consumate e non è l’autunno in arrivo che presto finirà. Non sono le foglie che ancora non cadono o il freddo che freddo non è e forse non sarà mai.

È Sydney e io sono una viaggiatrice in sosta. È senz’altro il mare che sento urlare tra un respiro e l’altro, è quel posto che ogni volta che ci vado mi sembra magico. Ancor più della volta prima. Il mare con la luce e con il buio. Il mare e basta.
È la vita che è una grande opportunità ed è il mondo che va ascoltato perché ha molto da dire.

Erica, anzi Atmosferica.

Ti parlo del Ritorno…

Ciao Amorigno Mio,

Oggi di cosa parliamo?
Forse ti rispondo alle domande che riguardano il mio Ritorno. Mi hai chiesto cosa mi aspetto dall’Italia, cosa mi porterò a casa dall’Australia.
Bene.
Anche se è molto difficile, ora provo a rispondere a tutto e a soddisfare le tue curiosità.

Prima di tutto volevo dirti che oggi ho letto un articolo su Internazionale.it, un giornale molto importante. Valentina Pigmei, una giornalista, ha affrontato il tema del “ritorno” riflettendo su citazioni e spunti che ho trovato molto interessanti. Il titolo del suo articolo è:
“Il vero spirito del viaggio è il ritorno”
…un titolo che non lascia nemmeno un filo di mistero e che svela già il tema centrale del testo. Beh, come sai non mi piacciono molto i titoli così chiari e palesi, però mi sono sentita di leggere.

Se ti va potresti cliccare sul link sottolineato qui sopra e darci un’occhiata così da entrare nel vivo delle mie riflessioni però ti dico subito e volentieri ciò che condivido pienamente in ciò che ho letto.
Ad un certo punto la giornalista inserisce una citazione di Elena Sacco, la sua guru nonché viaggiatrice, la quale dopo essere stata a lungo lontana dall’Italia, decide di riprendere una vita da mamma e lavoratrice e sceglie di farlo a Milano.

“Il viaggio di ritorno, ora lo so, aveva una meta”, scrive Elena Sacco. “Capire che le avventure hanno mille orizzonti – non certo tutti tropicali – e che il meglio non è altrove, il meglio è uno stato d’animo. Un coraggio consapevole di ciò che posso vivere qui e ora con quello che ho, immaginando il futuro come qualcosa di plasmabile nelle mie mani. Non lo avrei sperimentato se non fossi partita, non lo avrei capito se non fossi tornata”.

Ecco Amore, in queste parole c’è tutto un mondo e anche quello che ti direi pensando al mio ritorno. È una scelta pensata e immaginata, creata e ragionata. Sono pronta a mettermi in gioco, con la consapevolezza di chi sono e di chi mi piacerebbe diventare. Un Ritorno che per me significa Viaggio. Un Ritorno che racchiude il senso di quel che sono andata a cercare partendo per un viaggio che come un girotondo mi riporterà al punto di partenza.

Ricordo che quando sono partita, mi sono tenuta aperta ad ogni possibilità, anche a quella di non tornare più. Tu lo sapevi e l’hai sentito anche quando ci siamo salutate da quel maledetto vetro prima dei controlli all’aereoporto di Malpensa.

Quella separazione trasparente la considero tutt’oggi illegale.

Beh, mi sono bastati pochi mesi per vedere nell’Italia la mia Terra e il mio Ritorno. Non potrei mai pensare di vivere così lontana.
Come potrei vivere senza di te, lontana dalle nostre sorelle, dalle mie amiche?
Ma siamo pazzi?
È vero che poi nella vita non si può mai sapere e potrà anche capitare che un giorno ti saluterò di nuovo, perché lascerò ancora una volta l’Italia, chi lo sa. Ti prometto e ti giuro, però, che non andrò lontana come sono ora. Non potrei mai.

So cosa si prova e non avrò più bisogno di sperimentare l’ebrezza di tutte queste ore di fuso, se non per un breve periodo.
Che sia chiaro. Mi basta così.

Tornando a noi, dal mio Ritorno mi aspetto molte difficoltà. No, non penso che sarà tutto bello, rose e fiori, abbracci e baci e incontri tanto attesi.
No.
Anche, ma non solo.
Dovrò rientrare in contatto con realtà, situazioni, persone, pensieri, ostacoli. Proprio a casa scoprirò il mio vero cambiamento, solo lì capirò cosa è scattato in me, cosa si è trasformato, cosa è maturato e cosa invece è rimasto uguale.
Qui non riesco a capirlo fino in fondo, io sono la compagna delle mie giornate, sono il giudice e la peccatrice, sono la maestra e l’allieva.
Sono tutto insieme, sono tutto io.
Dovrò crearmi una vita, un futuro, una stabilità e un progetto, potrò coltivare con amore i legami che da qui sento forti e mi impegnerò a trarre frutti da questa esperienza ogni giorno della mia rinascita.

Partirò da zero.
Di nuovo.

Dall’altro lato però, è ancora troppo presto per parlare del Ritorno. So che non vedi l’ora di rivedermi ma puoi ben capire che da oggi a quel giorno, ne passerà di acqua sotto ai ponti…

Quanta ne passerà Tesoro Mio…

Appunto per questo, non so ancora dirti cosa infilerò nella valigia di Ritorno, da questa Australia. Non lo so.
La valigia è una, il peso non deve superare i 30kg e qualche regalino te lo vorrei portare. Che ne dici?
Solo una volta arrivata a Casa, quando riaprirò il mio bagaglio, potrò distinguere cosa davvero avrò deciso di portare con me. Ci saranno cose che lascerò qui ma non perché non mi interessano o perché le reputo secondarie. Saranno talmente Mie che saranno parte di me e di ciò che sarò diventata. Saranno talmente grandi e potenti, pesanti e importanti, che non ci entreranno nemmeno se cercherò di trovare l’incastro più intelligente.

Rimarranno qui. Nella loro Terra.

Ho una voglia matta di riabbracciarti e di sentire il tuo profumo. Dal mio Ritorno mi aspetto anche di ritrovarti cresciuta e imparerò a conoscere le tue nuove espressioni, ti osserverò gesticolare e e ti ascolterò attentamente quando mi racconterai i tuoi scoop. Ho tanta voglia di colmare questo vuoto che ci divide e di sentirmi vicina a Te, a Voi. Voglio sentirti parlare, cantare, voglio andare a mangiare una bella pizza insieme e prestarti i miei vestiti.

Te li presto tutti!!!!

Sarà emozionante.

Spero di aver risposto alle tue domande in modo soddisfacente anche oggi. Mi sono impegnata e ti ringrazio perché mi dai sempre un sacco di spunti.

Tu che sei ai miei occhi sempre piccola, ma che stai diventando troppo grande.

Erica, la tua Sorellona.


Un pensiero per te:
In foto vedi la Stazione Centrale di Sydney.

I treni partono e poi tornano.
Passano non solo una volta, e ti portano in tanti posti.
Tu puoi decidere dove andare, quando andare e perché.

Su quel treno non incontrerai i viaggiatori che stavano su un altro treno, ma sarà comunque emozionante.
Incontrerai le persone che il Destino voleva incontrassi e la cosa bella è che il loro Destino voleva che incontrassero Te.

Un mare di pioggia.

Mi ero un attimo persa nel mio mondo ma è bastato un messaggino alla mia cara Sorellina Eliana, per ritrovare la connessione. Le ho chiesto di farmi qualche domanda e se avesse qualche curiosità particolare sulla mia vita qui, sulle mie sensazioni, sui miei pensieri e progetti. Essendo entrata in una quotidianità scandita da ritmi lavorativi e classiche dinamiche, considero ciò che vivo normale e potrebbero quindi sfuggirmi dettagli che potrebbero essere oggetto curiosità.

Devo dire che le sono bastati pochi secondi per partire con una carrellata di domande. Sono rimasta piacevolmente stupita dalla sua prontezza e dal tipo di questioni che mi ha rivolto.

Mi ha detto che potrei parlare del lavoro e dire come procede, cosa vedo, le mie impressioni. Mi ha chiesto cosa mangio e se fa freddo. Mi ha fatto domande sulle mie uscite notturne, chiedendomi se qui si fa qualcosa di diverso, se mi diverto e se incontro situazioni che non avevo mai conosciuto prima. Ha spostato poi l’attenzione sullo yoga, mi ha domandato se ho conosciuto personaggi strani che lo praticano con me. Proseguendo sulla linea della stranezza, è curiosa di sapere se al lavoro vedo gente particolare. Ha nominato poi il mitico Vando. È anche nel suo cuore. Mi ha chiesto cosa mi è rimasto di lui e del viaggio. Parlando poi di tutte le foto che ho fatto, vorrebbe sapere se quando le riguardo provo emozioni particolari, se mi trasmettono sensazioni che potrei condividere. La signorina mi ha proiettato poi nel futuro, vuole sapere cosa mi aspetto dall’Italia quando torno, cosa mi manca di più del mio Paese e cosa mi porterò a casa da questa Terra.

La domanda ultima ma non meno importante, è scivolata sul mio cambiamento. Mi ha chiesto se mi sento diversa, più matura, più pazza, più libera o più adulta.


Eliana Amore Mio. Sei un uragano!

Ti prometto che da oggi, risponderò a tutto. Lo farò proprio come se parlassi con te.
Ti va?

Scelgo un argomento random.

Fotografie.

Mamma mia.

Anzi, Sorella Mia.

🙂

Quando guardo le foto che ho scattato dal 13 Novembre ad oggi, la mia testa parte per un viaggio senza fine. Colori si mescolano a bellissime emozioni contrastanti proprio come loro. Vedo paesaggi in cui laghi rosa si accostano a terra rossa, marrone. Distese verdi, gialle, rigogliose o bruciate. Vedo tramonti ogni volta diversi e credo che prima di partire, non avrei mai potuto immaginare che sarebbero stati i compagni più preziosi di questa magica avventura. L’Australia è molto colorata e se hai la fortuna di guardare il cielo in quell’esatta frazione di secondo, potresti esplodere insieme a lui e alle sue stelle sempre troppo grandi. Assurde. Il cielo è alto, grande, immenso. L’oceano è scuro, violento e di una calma piatta. Avrai potuto notare anche tu che alcune fotografie sembrano finte, allucinanti! Potrebbe non sembrare vero.

Invece lo è.

Guardando le foto che ho scattato, a volte faccio fatica a pensare che è stato il leggero ma pronto movimento del mio dito a fermare il tempo. Sembrano quadri, dipinti. Come quelle immagini dei giornali, nelle pubblicità di viaggi o agenzie di turismo. Posti paradisiaci che ti sembrano irraggiungibili o magari pensi che potrai raggiungerli solo in un futuro lontano, quando avrai tanti soldi. Tanti tanti soldi.
Beh, ho capito che i soldi non sempre sono necessari.
Anzi, non permettono di comprare le gioie più belle.
Quando sfoglio il mio album, ricordo tanti momenti di riflessione, la mia voglia di immagazzinare e raccogliere i colori del mare. Sono sempre tantissimi, anche in una giornata di pioggia.

Giusto oggi, ho scattato la foto che vedi in copertina. Una giornata uggiosa e spenta, piovosa e triste. Mi sentivo così felice di essere di fronte al mare anche con quel tempaccio, che non ho potuto fare a meno di infilarmi quel pezzo di azzurro nel taschino.
Non è bellissimo?
Pensami lì, davanti a quella spiaggia, prima della mia lezione di yoga.
Ero felice di vedere quelle persone che pucciavano i piedi alla riva perché al mare bisogna andarci anche quando piove.
Perché sì, il mare va vissuto anche quando il cielo piange, i colori sono differenti, le sensazioni del tutto nuove…

…perché solo se piove puoi vedere il mare quando piove.

Una fortuna, non credi?

Domani continuo con le risposte Amore Mio.

Intanto grazie della tua vicinanza.
Ti sento qui con me, in riva a questo mare di pioggia.

Erica, anzi Atmosferica.

Cinque mesi.

Ehi!

Ehi!

Ehi!

Aspetta un momento…

Stavo per tralasciare una data importante o sbaglio?

Ma non mi dici niente?

Non mi avvisi?

La data ufficiale della partenza dall’Italia è il 12 di Novembre 2015 ma poiché sono approdata in terra australiana il giorno seguente, mi prendo la libertà di festeggiare anche il giorno 13.

Perché no.

13 Aprile 2016

Mamma mia.

Cinque mesi.

 Questi cinque mesi che finiscono, aprono la strada al sesto con troppe novità. Troppi cambiamenti ed equilibri persi e poi ritrovati. Salti nel vuoto intervallati da piccoli passi, giornate di pioggia e scoperte importanti.

Un mese fa ero a Melbourne.
Ricordi?
Sembra ieri.
Sembra troppo tempo fa.

Dammi cinque minuti per ripercorrere questi trenta giorni.
Mi sembrano trecento.
Mi sembrano un secondo.
Sto cecando di fare un passo indietro insieme a te.
Aiutami ti prego.
Dammi tempo.

Realizzare che oggi inizia il capitolo di lettura numero sei, mi fa un po’ effetto. Mi sento catapultata qui, a parlare del tempo che ha fatto una corsa.
Mi ha fregato.

Ma quanto corre?
Che fiatone.

Mi sento talmente impacciata da non trovare le parole. È come se avessi incontrato per caso una persona che non vedevo da tempo. Camminavo per la strada spensierata, quando all’improvviso ho sentito urlare il mio nome.

“ERICA??”

Mi sono voltata e…

Oh merda!

“Ma sei proprio tu?”

Che imbarazzo!

“Ma cosa ci fai qui?”

Forse mi sento arrossire perché è stato un mese trasformante. Ancora più degli altri già affrontati in riflessioni passate e puntuali. Sono imbarazzata perché non ho fatto in tempo a specchiarmi, a riconoscermi e l’amico incontrato per caso, mi vede così, spettinata e struccata, vestita a casaccio e per niente presentabile.

La fine del viaggio on the road con l’arrivo a Sydney, la vendita di Vando, la ricerca di una casa, un lavoro, persone nuove in una sconosciuta città, il senso di soffocamento, una realtà piena di tutto quando fino a quel momento il tutto era il deserto, il vuoto, il niente, il muto e il cielo.

Un mese ricco di trasformazione personale, ansia da città seguita dalla calma dell’anima, la mia. Mille incertezze ma la certezza di esserci, per me stessa. Troppi rumori e confusione. Una nuova sfida che giusto ora sto capendo di aver vinto. Sì perché anche qui ho vinto.

Ho vinto la Perdizione iniziale.

Sto costruendo piano piano una mia quotidianità, una routine scandita dagli orari lavorativi. Organizzo le mie giornate e passo del tempo in compagnia di amici, mi sono aperta a nuove scoperte come quella dello yoga o di gite fuori porta. Sto riprendendo l’energia che inizialmente mi mancava e le sto dando tutto il tempo di cui necessita per tornare in forma.

La città di Sydney mi ha sconvolta ma in senso positivo. Ho toccato il fondo una decina di giorni fa quando pensavo di aver perso ogni carica motivazionale. Non te ne ho parlato prima perché me ne sto rendendo conto ora. Se butto un occhio indietro, mi vedo spenta e priva di stimoli.

Ho cercato di non perdermi. Mi sono aggrappata ad un paio di persone senza che lo sapessero, ho aspirato un po’ della loro buona energia per ricaricare le batterie. Sono stata brava a non perdere tutta la carica rischiando di spegnermi, ho catturato sorrisi e colori caldi, ascoltato canzoni e mangiato dolci.

Dovevo solo portare pazienza. Dovevo darmi il tempo di abituarmi e amalgamarmi senza avere fretta di sentirmi adeguata e all’altezza di una città di dimensioni galattiche.

Cinque mesi.

Sydney.

Mi ritrovo qui come dopo un torpore, una fitta nebbia.
Ok, ora vedo bene.
C’è luce.

Il sesto mese sta per cominciare.

Erica, anzi Atmosferica.

Paesaggio in viaggio.

Prima di parlarvi del paesaggio che si attraversa seguendo la costa occidentale, ho voluto aspettare di arrivare alla meta.

Siamo qui, Exmouth è stata conquistata.

Guardando alla strada fatta, posso distinguere ora con chiarezza, tanti colori, atmosfere e animali, secchezze e strade sempre lunghe ma mai uguali.

Dopo qualche centinaio di chilometri, mi sono accorta che piano piano tutto cambiava, dopo altri chilometri, tutto si trasformava di nuovo.

Procedendo verso nord, la sabbia che costeggia la via diventa rossa, di un rosso fuoco. L’oceano inizia a calmarsi fino a dimenticarsi le onde regalando pace. Il sole è da sempre molto caldo, ma salendo non si sta peggio come ci avevano detto. Qui le temperature sono spesso più piacevoli della città. A Perth ricordo di aver avuto parecchie volte la sensazione del troppo vento o del troppo caldo. Infine, le distese sempreverdi di cespugli, diventano pianura secca.

La vegetazione è costituita da una prateria arida composta da erbe e arbusti. Qua e là mucche e pecore al pascolo, dimenticate da Dio.

Le vedi che brucano l’erba al lato della strada, oppure a centinaia di metri nell’entroterra. Hanno un pelo lucido e sano. Le mucche marroni dell’Australia. Ho visto che stanno bene ma vorrei che qualcuno si prendesse cura di loro.

Le pecore invece, mi sembravano troppo magre. Avevano bisogno di acqua e coccole. Per chilometri e chilometri nessun centro abitato, nessuno che potesse aiutarle. Qualche trattore parcheggiato nel niente, mi faceva sperare ci fosse qualcuno.

Quel qualcuno che le aveva portate lì.

Se l’avessi incontrato giuro che gliene avrei dette quattro.

Le capre, attraversano la strada molto lentamente. Sei costretto a frenare e a procedere con cautela. Una di loro era grigia, era sicuramente la mamma. Stava in coda ed era la più grande. Vigilava e con i suoi movimenti le guidava verso il lato opposto della strada.

Mi chiedo come ci possa essere arrivato un cavallo, marrone anch’esso. Era lì da solo, sotto al sole cocente e senza nessuno che gli spazzolasse coda e criniera. Che ingiustizia. Si mimetizzava e non mi andava giù il fatto che fosse da solo.


Quanta solitudine.


Poi ho pensato che quegli animali, forse, stanno bene così. Hanno sempre vissuto in natura. Nella steppa australiana. Sanno come vivere e come sopravvivere. Avranno le loro fonti da cui attingere cibo e acqua e chissà che bei posti vedono.

Magari verso sera fanno lunghe passeggiate.

Dopo questa parentesi, ritorno al paesaggio. È davvero affascinante e coinvolgente. Appunto perché ogni due/tre ore di viaggio cambia drasticamente, nella sua monotonia è molto vario. Ti viene voglia di non smettere mai di guardare fuori dal vetro. Una sorpresa può arrivare all’improvviso.

Colori sorprendenti sempre in corsa, il cielo che cambia, le nuvole che non coprono mai il sole e leggere colline che creano dune sulla strada. Pochi cartelli indicano quale sia la prossima città o la successiva area di sosta. Tanti chilometri tra una e l’altra. Ad una curva può aprirsi il mare, dopo una salita o durate una discesa. Generalmente lo vedi a sinistra ma poi, te lo trovi a destra.

Che strano.

Come vi dicevo nelle prime righe, cantando canzoni e macinando distanze, la meta di Exmouth è stata conquistata. Vando è talmente felice e soddisfatto di averci portato fino a qui che ha deciso di prendersi un paio di giorni di riposo.

Abbiamo un problema alla pompa della benzina che sistemeremo lunedì mattina. Fino a quel momento ci godiamo il relax di un fantastico campeggio, forse il migliore tra quelli conosciuti. Abbiamo la piscina, una grande cucina e mille specie di pappagalli e gabbiani che ci deliziano con i loro versi più assurdi.

Ciao amici.

Erica, anzi Atmosferica.

Ciao Perth.

Cara Perth, questo è un Ciao e non un addio. Tra un paio di settimane saremo di nuovo da te, nonostante tu non mi sia mai piaciuta fino in fondo, ti voglio ringraziare.

Non ti ho mai sentita mia e mi hai accolto con un grande silenzio. Forse hai fatto apposta, mi hai fatto uno scherzo. Mi aspettavo molto più rumore da te, molto più forte, ma quello della mia anima lo superava di netto.

Un mese e mezzo a parlarti, un lungo periodo a farti domande. Devo dire che a tuo modo mi sei stata vicina, mi hai coccolata e mi hai perlomeno ascoltata.

Nonostante tu non sia il mio prototipo di città, è stato piacevole stare in tua compagnia. Sei stata a tuo modo profonda ma non rispecchi le caratteristiche che ricerco e non hai delle qualità per me fondamentali.

Ti dico arrivederci con i miei due nuovi amici. Sì, posso ringraziarti per avermi fatto incontrare loro, quello sì.

Grazie!

Mi hai fatto anche divertire, mi hai portata a ballare. Siamo uscite a cena e mi hai offerto qualche aperitivo.

Grazie Perth, ma ora devo andare…

🙂

Penso che Vando mi potrà offrire di più, anche in mezzo al niente. Anche se non ci saranno tutti quei grattaceli per i quali tanto ti vanti, Lui mi regalerà più emozioni.

Forse non mi porterà in bei locali, non mi offrirà comodità e grandi spazi ma penso che una birretta su una spiaggia in sua compagnia, varrà più di qualsiasi offerta tu mi possa fare.

È un arrivederci Cara Perth. Spero di tornare a festeggiare con te il mio compleanno. Il 14 gennaio.

Ti farebbe piacere?

Potresti organizzarmi una festa e riunire tutti i miei nuovi amici. Inglesi, brasiliani, francesi, australiani e italiani.

Eddddaaai, che ti costa?

Fammelo un regalo!

Ora devo salutarti. Grazie di tutto e miraccomando fai la brava!

Erica, anzi Atmosferica.