E chi l’avrebbe detto mai…

In questa domenica di luci e Pandoro, riso giallo e thè caldo, provo a scrivere di Brescia.
Dico “provo” perché non è semplice parlare di una città mai vista e incontrata per caso o per fortuna, grazie ad una persona indelebile. Come una stampa a caldo nel cuore.

E chi l’avrebbe detto.

Posso dire con certezza che se non fossi andata in Australia, se non avessi conosciuto Mattia, probabilmente questa gita fuori porta sarebbe stata rimandata. Rimandata a non so quando, forse a mai. Sono queste le conoscenze che la vita ti porta a fare, ti devia su altre strade nei suoi premeditati giri senza fine.

“Grazie del giro, vita!”

Se hai seguito le mie vicessitudini, il suo nome non dovrebbe esserti nuovo.
Mattia, l’Ingegnere, il mio compagno di viaggio per un lungo periodo senza frontiere. Lungo quanto non lo so, non riesco a quantificarlo in giorni e parole.
Diciamo che è stato.
Punto.
Non si può dare un banale numero ad una tale meraviglia piena di improvvisi soffi al cuore, incredibili visioni, canzoni cantate e ora riascoltate.
Dico sul serio.
Tutto ha avuto tra noi un filo conduttore, un odore e un sapore.
Ogni tanto tornano all’improvviso.
Prima di dormire, mentre sorseggio un caffè o quando mi soffermo ad osservare qualcosa.
Qualcuno senza nome.

La classica immagine a cui penso racconta di quando Mattia era alla guida di Vando mentre io guidavo i miei pensieri e le mie scritture. Lui mi guardava chiaramente o con la coda dell’occhio, capiva i miei giri e io cantavo a squarciagola. Lui lo faceva in maniera composta.
Figuriamoci.
Io ridevo sempre, lui mi guardava sorridendo a volte solo con gli occhi.
Io ridevo ancora di più quando lui non rideva e ridevo ancora e ancora di più quando lui capiva e taceva.

Proprio come quel giorno a Brescia,
la sua città.

Una giornata intensa che ancora adesso non ho metabolizzato del tutto.
È passata più di una settimana.
Forse due, anzi tre.
Tante persone, le sue, e tanti ricordi, i nostri.
Una città nuova, la città di Mattia.
Un susseguirsi di incontri, intervallati da una lunga passeggiata per le viuzze e le piazze, per quelle immagini nebbiose piene di fascino e soffusa luce.
La luce della sera.
Già natalizia.
Meravigliosa.
Da Piazza Vittoria a Piazza Della Loggia, Dal Duomo fino al Tempio Capitolino, dalla Piazza del Mercato fino a lassù…
…al Castello fatato.

Le città di sera sono sempre più belle.

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img_4928Brescia non è da sottovalutare, è piena di arte e mistero, di sorprese e citazioni appese ai muri, ai tetti delle case, nei nomi delle vie e delle cose.
È particolare nella sua disposizione, banalmente costruita su quattro piazze ognuna speciale.
Giravamo in tondo quel giorno, con la nebbia che faceva da sfondo.

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Mattia faceva da Cicerone ma sono certa che qualcosina l’abbiamo scoperta insieme, proprio come nei nostri viaggi. Solo nostri.
Sono felice di aver passeggiato con lui e con quell’anima da viaggiatore precisino che l’ha sempre contraddistinto.
A volte l’ho odiato, confesso.
Ma lui non era sbagliato.
Per i miei gusti, però, era troppo quadrato, preciso, fermo nel suo pensiero.
Uh, che nervoso.
È successo che questo suo lato non l’abbia sopportato ma a Brescia, tutto è andato liscio.
Brescia parlava tra le strade silenziose, mi bagnava i capelli di rugiada e vapore. Se ha deciso di farsi trovare così, lo ha fatto per farmi quella bella impressione lì.
È vanitosa, l’ho conosciuta.
Te lo posso assicurare.

Mi piace l’idea di scoprirmi viaggiatrice anche tra le vie di una città vicina, a pochi chilometri da casa. Dalla mia.
Ero a tratti silenziosa, a tratti piena di entusiasmo. Ero stranita e stupita dal tempo.
“Poco fa ero in Australia, ma come…sono già qua?”
Seguivo un percorso, quello che ovunque nel mondo è necessario seguire per non perdere fiato. Per evitare l’affanno e per vivere al meglio il momento.

Ho ricordato con Mattia le zanzare spiaccicate sul tetto di Vando, abbiamo sdrammatizzato sulle difficoltà incontrate e raccontato strani episodi, strane persone.
Quante storie, tante, troppe!
Per non parlare delle risate. Il tonno e il mais, le crisi di panico e il vento fortissimo, il sole bollente, la schiena dolorante, l’oceano potente.
Quanti cassetti che abbiamo riempito, quante le foto che abbiamo scattato.

Brescia mi ha fatto capire che nella vita tutto è possibile e che a volte, a quella città ti viene da pensare, ti viene da volerci tornare perché è la casa di qualcuno che ha viaggiato con te e abita il tuo cuore.

Thank you Mat.

🙂

Erica, anzi Atmosferica.