Casa mia.

Sono andata alla ricerca di un po’ di storia. Ieri.
Non che io ne sia appassionata, ricordo che a scuola facevo una fatica allucinante a ricordare date, luoghi e nomi importanti. Mi facevo aiutare da mamma e zie, cercavo di trovare trucchi e connessioni per assimilare almeno le informazioni di base, quelle fondamentali. Ad oggi, credo di avere ancora lo stesso problema ma se mi trovo in una città e posso toccare con mano la storia…

…è tutta un’altra storia.
🙂

The Rocks è il quartiere più “antico” della città. Si trova all’ombra dell’ Harbour Bridge e assume caratteristiche totalmente diverse dal generale contesto di Sydney. Ero curiosa. Molto curiosa.

Ieri, dopo il lavoro, una passeggiata di venti minuti mi ha portato lì. C’era il sole e io avevo voglia di una piccola esplorazione prima del mio appuntamento con lo Yoga. Appuntamento fisso. Quello del mercoledì particolarmente, troppo brava l’insegnante. Mentre camminavo pensavo che il clima dovrebbe essere simile a quello della tua Primavera. Credo proprio che sia così. Forse qui fa un pelo più caldo.
Ancora vestita da lavoro, tutta di nero, mi sono appropinquata quindi alla scoperta di questo piccolo quartiere di cui ho sentito parlare. È il più “antico” di Sydney, strette vie ciottolate e edifici bassi lo caratterizzano. Una pace estrema tra quelle pietre e pochi turisti. Perlomeno pochi asiatici. Stranamente.
Forse è una parte della città che in foto non trasmette l’energia e la potenza di Sydney, non ci sono grandi costruzioni, ponti, grattacieli. Nulla di tutto questo.

Se vedi una foto di The Rocks, non crederesti mai che si trova a due passi dall’Opera House o dall’Harbour Bridge. Forse per questo, nessun “classico” turista è a conoscenza di quel posto senza tempo.

Mentre mi avvicinavo, il mio cuore ha iniziato a battere forte. Non so che mi è preso. La sorpresa, la curiosità, la novità. Mi sentivo turista, mi sentivo bambina nel grembo di una città che in fin dei conti mi sta coccolando. Sydney, mamma mia, quando ci penso mi vengono i brividi.
Per tutta la vita sarà parte di me e solo io saprò.
Ai primi ciottoli rossi del piccolo quartiere, mi sono emozionata. Mi sembrava di stare a casa, a Lecco o forse a Bellagio.
Non so spiegarti la sensazione di casa e di lago, ero sola ma non mi ci sentivo. Ero una viaggiatrice e captavo ogni particolare. Gli edifici sembravano antichi ma se li guardavi bene, erano nuovi. La via di piccole pietre incastrate, sembrava antica ma non lo era. Dico questo perché tutto è nato nel 1800.
Non volevo badare alla giovinezza di quel posto. Per una volta non ci volevo pensare. Catturavo immagini e silenzio, camminavo in salita e poi in discesa, scalinate tante e viuzze ad ogni angolo. Se alzavo lo sguardo, il possente Ponte era dietro a quelle case.
Invadente, vanitoso, troppo esuberante.
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Mi sentivo italiana e guardavo le vetrine. Pietre e minerali, gioielli artigianali e ristoranti particolari. Mi sentivo talmente italiana che quando ho girato l’angolo e mi sono trovata davanti quella piccola osteria apparecchiata con tovaglie a quadri rossi e bianchi, mi è venuta quasi la voglia di sedermi lì per un momento.

Si chiamava “Appetito”.

Ho fatto un altro giro e mi sono trovata sotto al ponte. Ho camminato ancora e sono tornata al punto di partenza. Una piazzetta tranquilla, un sole splendido.
Le persone che vivono lì, hanno scelto uno scenario diverso a due passi dal centro della città. Hanno scelto la piena Sydney ma lontana dal traffico.
Un buon compromesso.

A me,
nel frattempo,
manca casa mia.

Erica, anzi Atmosferica.

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4 commenti su “Casa mia.”

  1. evviva almeno siamo certi che tornerai dai manca poco alla partenza…che bello leggerti e quanto mi manca poter parlare e raccontarti e difficile parlare con chi sfoglia solo cataloghi di scarpe o borse e che di storia non capisce niente….con te è tutto diverso mi manchi tanto tvtttb x sempre qualsiasi cosa accada un beso grande

  2. Che tenerezza che mi fai!
    E poi riesci sempre a trovare quello che ti serve…..Bravissima, resta in contatto, anche con noi
    Un abbraccio bello bello

  3. Quando fai qualche accenno a quando eri più piccola chissà perché mi viene sempre in mente quel tardo pomeriggio sul prato della piscina Pratogrande di Garlate: stavamo sdraiate al sole e tu dovevi studiare psicologia…..eri piuttosto infastidita di dover assolvere questo compito e con un piglio un po’ capriccioso, stavi li, in mezzo a noi (la tua mamma e zia Angi) e ci “monopolizzavi” chiedendo qualche spiegazione ma che poi diventava sempre troppo lunga per catturare la tua attenzione….e io pensavo: chissà cosa resterà di questo momento? Adesso lo so: dentro di te tutto si è posato nelle tue parti più profonde e adesso esce in tutto quello che raccogli e racconti oggi! Mi piacevi già allora e oggi continui a fare di me una zietta innamorata!

    1. Che bello Zia! Io non lo ricordo per niente quel momento ma dal tuo racconto immagino le mie smorfie e le mie espressioni. Che ricordo particolare! Mi fa pensare il fatto che se lo ricordi anche l’Angi. Ti abbraccio Zia Bella.

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