Scrivere e volare.

Penso sia il caso di aggiornare questo “diario di poco bordo” a bordo di un treno, quello che mi porta a casa.
Scrivere, come ben sai, aiuta a fare ordine tra i pensieri sempre troppo veloci, aiuta ad ascoltare la parte più profonda, quella che puntualmente viene messa in secondo piano ma anche in discussione.
Penso sia il caso perché credo sia bello, ogni tanto, fare un punto su quel che è, su quel che è stato.
Un po’ meno bello pensare a quel che sarà. Non è molto giusto.

È bello scrivere, dicevo, perché poi è più facile l’analisi e la ricerca di una direzione mai chiara ed esplicita nel vivere le brevi giornate scandite da ritmi e orari, abitudini e volti, appuntamenti e difficili spunti.
Se scrivo dico quel che voglio, seguo il mio filo, sciolgo i nodi pensierosi, grovigli di domande. Scrivo anche per non dimenticare. Quel giorno, quello a cui ancora non voglio pensare, sarò di nuovo diversa e forse avrò bisogno di leggere chi ero. Di capire chi sarò diventata.

Voglio così, interrompere il loop delle usanze solite e decido di scrivere, facendo di questo viaggio in treno, un momento di riflessione.

Mi chiedi che faccio, mi chiedi dove sono.
Mi dici che non scrivo più tanto, mi scuso e chiedo perdono. Mi sono sempre promessa di mantenere vivo questo canale di comunicazione perché aiuta e mi libera però, non è semplice.

Seguo il flusso di una vita di lavoro, di richieste al cielo che forse stanno arrivando. Forse. Altre tardano ad arrivare, bisogna pazientare.

Ho attraversato un periodo nero in cui, sopraffatta dalla negatività e dalle richieste, dall’aspettativa sempre troppo alta e dalla mancanza di riscontri, stavo andando giù. Stavo scendendo per un tunnel di buio e paura, di domande senza risposte, discese senza freno, stanze senza ossigeno. Una strana ansia chiudeva lo stomaco, disturbava il sonno, il cuore e il suo battito.

Mi chiedevo se fossi sbagliata e se la mia perenne insoddisfazione potesse mai portarmi a qualcosa di positivo.

Ero in attesa.

La risposta è no. La risposta era sempre chiara nella mia testa ma mai palesata nei miei gesti, nelle mie decisioni e nelle mie azioni.

Mi rendevo conto di avere la paura del tempo che passa, associata ad una graduale acquisizione di consapevolezza di quel che è stato il mio viaggio. Soprattutto interiore.

L’Australia.

Non voglio tornare sempre lì ma, devi credermi, è stato trasformante e solo ora iniziano a riaffiorare tante emozioni, realizzazioni, flash-back, la linfa vitale che scorreva in me, la crescita, la faccia di quel posto. Lontano.

Mai avrei pensato che potesse dare i suoi effetti così “tardi”, così improvvisi ed ingestibili. Nel periodo di buio, non riuscivo ad accettarmi ferma e cercavo di volare in continuazione, alla ricerca di qualcosa che, come sempre, era già dentro me.

Non era, è.

Per uscire da quel tunnel soffocante, ho dovuto ripercorrere tutta la strada, ho dovuto ripassare la lezione come se, nel mio viaggio anche introspettivo, fossi andata a scuola.
Ho ripercorso gli step che mi hanno portata qui, alla decisione di vivere una vita presente. Ho preso nuovamente decisioni già prese, ho rivissuto le sensazioni e le emozioni che quando ero lontana, mi spezzavano il fiato prendendomi alla gola. Mi accadeva di essere triste, malinconica ma anche gioiosa.

Ho iniziato, quindi, a guardare il mondo con uno sguardo meno assopito da inutili negatività, ho ripreso ad apprezzare le piccole cose e i piccoli gesti. Ho messo a fuoco, di nuovo, la bellezza della vita. Ho messo in discussione le mie esperienze, le ho raccontate nuovamente per riviverle e capirle, ho cercato di apprezzarmi e di complimentarmi con me stessa. Ho avuto coraggio ed è giusto vederlo, conoscerlo.
Mi stavo dimenticando di quanto sia bello vivere di semplicità e di niente, di natura e cielo, di un sorriso e del bacio della mamma.

Ho notato come sia cambiato tutto, non appena io abbia iniziato a concentrarmi sul mio presente. Un attimo esistenziale. Un secondo di tutto ma apparentemente di niente.

Viaggio ancora su questo treno.

I paesaggi fuori dal finestrino, scorrono e mutano. La pioggia cade leggera senza voler disturbare, le nuvole si muovono senza saper dove andare. I panni stesi sul balcone, la tegola rotta che sta lì, in bilico senza cadere. La signora guarda fuori senza realmente guardare, il treno scorre e corre manco volesse volare. Scappare.

Io sono felice di vedere tutto questo. Io guardo il mondo e lo vivo con entusiasmo. Noto i dettagli e i particolari, mi faccio sorprendere dalle ovvietà che  non sono troppo normali.

Bello scoprire come sia proprio il mio atteggiamento nei confronti della vita, a determinare la vita.
Il positivo chiama la luce e la novità, il modo di vedere le cose determina l’esito del cambiamento.

Probabilmente note ovvie, queste.

Dirai.

Probabilmente, però, occorre ricordarle sempre,

perché non si sa mai.

Erica, anzi Atmosferica.

Mi prometto…

Me la sto facendo sotto.

Si può dire?

Una domanda della Mitica Zia Angi mi ha fatto riflettere e mi ha spinto a svuotarmi di parole ancora una volta. È solo scrivendo che riesco a sentirmi meno ingolfata di pensieri e questo inizio singhiozzante ti può far capire quanto sia intasata fino alla punta di ogni capello.
Magari non lo stai percependo ma devi credimi se ti dico che le mie mani si bloccano continuamente.

Tra poco torno.
Parto o torno?

Non lo so.
Sicuramente sarà bellissimo.

La domanda che mi è stata rivolta è la seguente:
«Cosa temi di più del tuo ritorno? Il “troppo pieno” o il “troppo vuoto”?»

La mia risposta è uscita naturale.
Le ho detto che temo il passaggio dal “troppo pieno” iniziale al “troppo vuoto” successivo.
In realtà non ho paura di tornare, non temo nulla perché sono dell’idea che se semini del buono, non potrà altro che fiorire ciò che meriti.
Semplicemente in questi giorni di cielo continuamente capriccioso, mi sto facendo delle promesse molto chiare e sarò intransigente con me stessa se solo mi azzarderò a non rispettarle.
Mi sto chiedendo calma e di non sottovalutare mai la potenza che ho scoperto dentro me. Mi prometto di non dimenticare mai il percorso che ho fatto per arrivare ad avere un saldo equilibrio e una forte indipendenza emotiva. Il “troppo pieno” iniziale sarà colmo di affetto, famiglia, uscite con le amiche e interminabili chiacchiere con le persone importanti.
Non sarà mai “troppo”.
Mi sento super richiesta e ho il cuore che esplode dalla gioia e dalla voglia di riabbracciare anime speciali che mi hanno accompagnata giorno dopo giorno, non perdendosi nemmeno un passo del mio cammino.
Mi prometto, inizialmente, di saziare la mia fame di coccole e occhi, di sguardi amici e profumi nuovi, di lasagna e pasta al pesto, di odore di casa e amore.
Mi prometto di non pensare a null’altro.
Non ci sarò per nessuno.
Anzi…

Ci sarò per tutti, finalmente.

Arriverà poi il giorno in cui la mia vita tornerà a scorrere sui binari di una quotidianità, di una calma fatta di piccole cose e sarà quello il momento in cui decidere che strada prendere.
Mi prometto di non precludermi niente ma di mantenere sempre il senso delle mie scelte.
Mi prometto di fermarmi se sarà opportuno farlo e di rispettare i limiti di velocità.
Erica, anzi Atmosferica.
Chi diventerà?

Me lo chiedo spesso ma giusto per il gusto di farlo.
Perché mi va.
🙂
È divertente ed elettrizzante.

Sogno una vita fatta di libere scelte e sogni.
Mi prometto di avere pazienza nell’attendere risposte dall’universo.
Prima o poi quelle arrivano.
Parlo di conoscenze che aprono porte, parlo di segnali che appaiono come grandi luci di emergenza, parlo di input che arrivano nel momento del bisogno, quando tutto potrebbe sembrare piatto e poco stimolante. Anche quello farà parte del gioco, tutto accade per un motivo e presto o tardi esso si paleserà.

L’organizzatrice che è in me vuole sfondare nel mondo della comunicazione.

Quando dico che voglio “sfondare” significa che voglio arricchirmi di persone e lavorare per i sogni altrui.
Non voglio diventare ricca.
Organizzare eventi, matrimoni, importanti convegni.
Quello sarebbe pane per i miei denti.
Questa è Erica.
Mi vedo elegante e sorridente, professionale e precisa, mi vedo capace e sicura nel trasmettere sicurezza.
È giusto pensare che tutto è possibile.

Mi prometto di non perdermi mai e di provarci sempre.

Poi c’è Erica, anzi Atmosferica.
A lei piace scrivere e fotografare.
Anche in questo caso, le piace sognare e far sognare.

Quanti messaggi ho ricevuto pieni di ringraziamenti, ricchi di belle parole e complimenti.
“Grazie perché attraverso le tue parole mi fai viaggiare.”
“Grazie perché con le tue fotografie mi fai sognare ed esplorare luoghi che vedo troppo lontani.”

Erica, anzi Atmosferica, vuole continuare a coltivare questa passione e a far fiorire idee di motivazione nel cuore delle persone.

Vorrei essere di aiuto, di ispirazione o di esempio.
Vorrei portare a spasso per meravigliosi luoghi chi, per i più svariati motivi, non può viaggiare.
Vorrei essere una valvola di sfogo, una porta aperta sul mondo in cui, chi vuole, può entrare.
Vorrei essere una vetrata affacciata su una verde vallata da cui poter guardare la natura e l’infinito.

Mi prometto di darmi del tempo e di vivere questi ultimissimi giorni di piena solitudine al meglio.
Mi prometto di non lasciarmi prendere troppo dalla tempesta di pensieri, leggere paure, ambizioni, progetti.
Mi prometto di non correre mai e di camminare nel tempo presente guardando il cielo con grande fiducia.

Questo cielo che sempre generoso mi ha dato e parlato,
che delicato non mi ha mai schiacciato,
che premuroso non mi ha mai abbandonato,
ma che,
soprattutto,

sempre fedele non mi ha mai tradito.

Erica, anzi Atmosferica.

La luna per un momento.

È tempo di scritture e aggiornamenti! Non è vero?
Mi rendo conto di essere stata parecchio sfuggente nell’ultimo periodo, ho scritto di mancanze e amori ma non della mia vita qui. Dentro e fuori.
Beh, se vuoi un breve aggiornamento, posso dirti che l’esistenza sta scorrendo sotto i miei piedi e sopra la mia testa alla velocità della luce. Forse è per questo che ho deciso di fermarmi per qualche giorno, almeno con la scrittura. Avevo e ho bisogno di qualcosa di fermo per un momento.

Il tempo passa in fretta, ho forte necessità di metabolizzare questo scorrere inarrestabile di minuti, secondi e giorni.

Mesi.

Sono immersa fino all’ultimo capello nella mia realtà che presto diventerà di qualcun’altro. Già, sto pensando a questo.
Un giorno molto vicino un’altra persona prenderà il mio letto e il mio lavoro, godrà della splendida vista del tramonto e del sole da questo balcone e conoscerà i miei coinquilini, i miei colleghi, i miei attuali amici. Sarà una persona o magari saranno due, tre. Magari quattro. Chi può dirlo.
La teoria del non attaccamento e il sempre più volante spirito che regnano il mio mondo, non portano a dispiacermi troppo per quel che lascerò ma mi caricano di energia per il nuovo che giorno dopo giorno scoprirò. Tutto sarà con me e se cambierò di nuovo vita, tutto rimarrà nella mia precedente strada che ha portato alla presente crescita. Alla rinascita.
È tutto con me, dentro di me. Sto osservando i miei cambiamenti anche più recenti. Erica, anzi, Atmosferica non è la stessa che è arrivata a Sydney quasi due mesi fa. Sydney non è la stessa che l’ha accolta inizialmente. È particolare sentire il cambiamento della città che sta al passo con quello della persona. È bello lasciarsi trasformare da una realtà di passaggio e da una vita momentanea ma comunque autentica. L’Australia quante facce ha cambiato, la gente quante cose mi ha detto, insegnato. Un’isola che sembra un altro mondo, in un momento ti trascina nell’abisso e poi subito dopo ti fa guardare in alto. Il cielo.

Mi sento in un momento.

Il momento.

Una frazione di tempo che mai ritornerà e sto respirando un fresco vento autunnale che, come già ti avevo detto, tanto autunnale non è. Mi sento in primavera, massima fioritura e colori accesi.

L’estate la sento, si avvicina.

La mia vita qui prosegue alla grande. Tra alti e bassi come è normale che sia, tra giornate di pioggia e giornate di sole, tra alcuni sconosciuti e altri sconosciuti che rimarranno tali, tra nuove prospettive e vecchie fotografie.
Tutto corre ma tutto rimane.
Come dire…

…è tutto in una fotografia di un momento. Una fotografia che parla del passato.

Stasera la luna mostra uno spicchio sottilissimo della sua tondeggiante forma, è bianca e molto luminosa. Qualche nuvola in corsa copre quel poco che si vede, per qualche secondo, per un momento. Mi sento un po’ così, tanto piena e tanto vasta, tanto grande ma tanto lontana, nascondo una notevole fetta e lascio per un momento uscire la mia luce dalla parte più stretta, difficile. Incomprensibile.
So bene che non sono facile ma forse è questo il bello no?
Lascio a te la libertà di immaginare quel che non si vede e quel che non si sente. Pensalo come vuoi ma deve essere bello. Ok?

Se vuoi puoi essere la nuvola che corre, puoi diventare il cielo nero che mi accoglie o andare ad esplorare la mia fetta più segreta. Per un momento riservata. Dai concedimelo per questa volta.
Prova a pensare al non detto, al lato buio e quello meno conosciuto.

Per un momento in sospeso.

Presto lo scoprirò, e capirai insieme a me quel che mi aspetta.

Sono o non sono la penna che scriverà il mio viaggio?

Molto presto numerosi colpi di scena e altri momenti di vita e di passaggio.

Erica, anzi Atmosferica in viaggio.

Cara Zia Angi…

Ore 18 di questo venerdì pomeriggio. Come vedi, Buio.
Guardo questa immagine dalla mia stanza e mi sento persa. Oppure mi sento trovata. Non so, devo prendermi del tempo per ascoltarmi.

Come fai a “trovarti” se non ti sei “persa”?
“Perdere” per arrivare al nucleo, al nocciolo, all’essenziale, all’essenza di quello che siamo…
…Ma Sydney te lo permette?

Un bacione, Zia Angi.

Ciao Zia Angi,
vorrei ringraziarti perché con questo commento, hai scaturito in me una riflessione lunga tutto il giorno. Ora ti racconto quello che frulla nella mia testa e affronterei volentieri insieme a te questo vasto e complesso argomento chiamato “Perdizione”.

Quello che penso io è che tutti ci siamo persi, ci stiamo perdendo o ci perderemo. Tutti ci perdiamo ogni giorno. Anche solo immergendoci nei nostri pensieri ci perdiamo. Parlando per me, io intendo la perdizione come la qualsiasi situazione che mi presenta un bivio, una doppia scelta, un’incognita. Banalmente, ogni giorno è pieno di perdizione. Il primo momento è quello del risveglio. Anche in quel caso siamo davanti ad un bivio, ad una voce motivante che ci dice di alzarci dal letto perché fuori c’è il sole oppure ad una voce pigra che ci suggerisce di dormire ancora qualche ora.

La perdizione fa parte di tutti noi e di tutti i nostri momenti privati e condivisi. Bisogna riconoscerla e conoscerla, affrontarla e sceglierla, parlare con lei e rispondere alle sue domande.

Se ci pensi, cara Zia Angi, ci sono persone talmente perse da non aver mai avuto la forza e il coraggio di prendere grandi decisioni per la loro vita o per loro stesse. Decisioni di ogni tipo, facili o difficili. Quelle sono le persone che non sanno decidere se acquistare la maglietta nera o quella bianca, non sanno se hanno voglia di mangiare carne o pesce, non sanno rispettare un appuntamento e non sanno dare un consiglio ad un amico. Sorridono, ti guardano con occhi pieni di luce e vivono un po’ sulle nuvole, nel mondo delle favole dove niente va preso seriamente. Parlo di loro non per giudicarle negativamente, anche perché sto semplicemente dicendo che vivono una vita di perdizioni consecutive senza rendersene conto. Io mi perdo sempre e mi piace un sacco. Quello che ci differenzia è solo quel pizzico di consapevolezza. Quindi fondamentalmente sono persa quanto loro. Ci tengo a dire però, che sono le persone che forse vivono le emozioni più forti, affrontano la vita con sorpresa e perennemente in bilico. Forse a loro piace il senso del rischio e dell’inaspettato, fanno pazzie e grandi dimostrazioni, amano intensamente e regalano verità. Sono loro a non saper che strada prendere ma quando con fatica riescono a decidere, piangono dall’emozione nel vedere cosa si nasconde dietro l’angolo.

Ci sono persone, d’altro canto, che hanno talmente paura di perdersi e di trovarsi indecise o impreparate da programmare ogni singolo istante della propria realtà. Sono loro che hanno paura, non vogliono imprevisti, ancor prima di andare al negozio, scelgono che vogliono la maglietta nera, programmano settimanalmente il menù di pranzo e cena, arrivano dieci minuti in anticipo ad un appuntamento e ascoltano attentamente le confessioni dell’amico formando nella loro testa il consiglio di cui questo potrebbe necessitare, ancor prima che egli dimostri di averne bisogno. Come fossero a scuola e dovessero sostenere un importante esame. La spesa la fanno il sabato in tarda mattinata, la benzina una volta a settimana e le pulizie la domenica prima del giro al parco o al centro commerciale se c’è brutto tempo. Non disprezzo nemmeno queste persone. Dico loro che dovrebbero vivere in maniera meno schematica per assicurarsi una vita piena di tramonti arancioni, stelle cadenti e leggere risate con gli amici. Vorrei dire a loro che programmare ogni giornata con vere e proprie tabelle di marcia, è limitante.
E se il piano va storto?
Se si buca la gomma della macchina?
Se il treno è in ritardo?
Se l’appuntamento con il fidanzato salta?
Se Tizio non risponde al telefono?
Se un imprevisto di lavoro le trattiene in ufficio?
Se Caio fa una sorpresa e citofona alle 10.30 del sabato mattina proprio quando stanno uscendo per andare a fare la spesa all’Esselunga?
Non dovrebbe essere un dramma.
Dovrebbero essere semplicemente abili e felici nello stravolgere i piani e optare per un pranzo fuori con Caio, amico che non vedevano da una vita. Un caro amico.
Ed è qui che scatta la perdizione, è qui, che intervengono ansia, cattivo umore e nervoso.

MA PERCHÈ?

Cara Zia, sarebbe bello che ognuno si mettesse in gioco e decidesse di affrontare ogni giorno con la naturalezza e la predisposizione ad accogliere quel che viene. Sarebbe bello che ogni giorno sia inteso come un regalo e che ognuno acquisisca la consapevolezza che la perdizione fa parte di ognuno di noi e di ogni momento più o meno importante. Questa rende la vita frizzante, non banale, emozionante, curiosa e sorprendente. La rende sempre diversa, persa, in continua ricerca e ricalcolo. La rende bella.

Per quel che riguarda la fine della giornata, il momento di più grande perdizione, per me, è la gestione dei pensieri che scoppiano come fuochi d’artificio nella mia testa appena rilasso la schiena sul materasso e la testa sul cuscino. Il cervello rimane acceso, gli occhi aperti e una serie di scintillanti colori, mi fanno stare sveglia.
Per un po’.
Mi abbagliano, non mi fanno dormire, mi ipnotizzano in uno spettacolo ogni volta nuovo e io sono curiosa di seguirli, guardarli. Mi lascio travolgere. Mi piace la mia perdizione.

Alla tua domanda, cara Zia Angi, rispondo che Sydney lo permette.
Sì.
La risposta è sì.
Sydney offre tonnellate di perdizioni, permette di ritornare al nucleo, al nocciolo, all’essenziale, all’essenza di quello che siamo…
Ma sai Zia…
…questa città potrebbe chiamarsi anche New York, Londra, Madrid, Los Angeles, Melbourne, Parigi o Mosca.
Ogni città non può essere più forte del mondo che abbiamo dentro.
Resta sempre e comunque una città, troppo piccola per paragonarla all’immensità che è la nostra anima.

Ti abbraccio e ti voglio bene, tua Erica.