Il mio viaggio continua…

Viaggiavo e sorridevo.
Ai capelli qualche boccolo, la pelle dorata e secca di salsedine.
Del mare.
Poggiavo i piedi sul sedile, tenevo le gambe piegate in uno stretto abbraccio.
Era il mio.
Più stringevo, più liberavo.
L’asfalto bollente correva veloce.

Ero felice.

La strada era al contrario e il cielo infinito.
Come fosse ieri ricordo che, ogni volta che guardavo su, faticavo con il respiro.
Erano giorni strani, pieni di tutto e di niente.
Ricordo come fosse ieri.
Ero talmente bella da farmi mancare il fiato.

Ehi cos’hai capito…

Ero bella dentro, ero un fiume in piena, forte e potente.
Nessuna barriera, nessun limite.
C’era solo quella strada e, su di lei, ho imparato a respirare.

Diritta e infinita.

Migliaia di secchi chilometri, il deserto, l’oceano e ancora il deserto.
Era verde.
Secco ma verde.
Avrei chiesto la velocità al suono, avrei voluto vedere la fine

ma non è mai arrivata.
Nemmeno quando mi sono fermata.

Quella strada continua, cambiano i colori e i paesaggi.
Migliaia di secchi chilometri, il deserto, l’oceano e poi ancora il deserto.

È verde.

Secco ma verde.

Il deserto della mia anima

che rinasce.

Erica, anzi Atmosferica.

Torno a respirare.

Ed è proprio quando parli con Valentina, Giulia, Elena, Mattia…che torni a respirare.
Ed è proprio quando ricevi un grande riscontro pieno di significato e che va oltre le parole di un casuale incontro, che ricominci a respirare piena della tua libertà.

Quella interiore, che nessuno può vedere.


Ho ricevuto una grande spinta emotiva con cui ora, torno a scrivere con un altro “perché” ed un altro spirito. Con un motivo che è solo mio e con la volontà di lasciar fluire il fiume della mia anima, senza ostacolarlo più.

Oggi, nella vita di una routine scandita, schedulata e schematica, faccio miei momenti non condivisi e cammino per chilometri con una meta. Sconosciuta. O forse conosciuta. La musica sempre accesa ed il cuore in perenne attesa.
Cerco di non perdere di vista chi sono e dove io stia andando, mettendo in secondo piano la voce che vuole scrivere ma pensa non sia il caso.

No, ora non posso.

Cosa stava succedendo?
Uno strano torpore mi stava uccidendo.

Lascio fluire pensieri per me banali e normali, non trovo un senso a tutto quel che passa ma so perfettamente che devo portare pazienza.
La vita scorre veloce ed io non lo voglio accettare, non scrivo per aspettare un momento migliore che puntualmente tarda ad arrivare. È tutto un cambiamento che schiaccia il domani e le ispirazioni, non lasciandomi libera di respirare.

Non sto dietro alla trasformazione e non sto al passo con la mia continua voglia di rivoluzione. La perenne insoddisfazione fa i conti con la voglia di pazientare e di incanalare l’energia in un posto speciale.
Nel mio cuore.

Il mio habitat naturale.

Lì dentro mi trasformo in uccello e passo le giornate a volare.

Scrivere aiuta a parlare con chi non sa ascoltare, con chi non lascia spazio al libero divagare. Scrivo per me e per te che forse puoi capire, ma che probabilmente là fuori non staresti a sentire.

Mi guarderesti da lontano, camminare.

Troppi meccanismi rovinano i rapporti, tanti pensieri li rendono distorti e chissà mai perché ma, in fin dei conti, finisco sempre parlando con rime e assonanze forti. Consonanze lievi. Pensieri nati e poi morti.

Che ne so.

La mia testa deve liberarsi da prigioni inesistenti e riuscire ad esprimersi senza limiti, confini o giusti momenti.
Di giusto non c’è niente e di sbagliato neppure, soprattutto quando si è soli ad interpretare uno strano rumore, un silenzio interiore.

Scrivo per Valentina, Giulia, Elena e Mattia.
Scrivo per me.
Scrivo per dimostrare che amo questo scambio, un giusto compromesso tra lo scritto e il non detto.
Scrivo perché è curativo farlo, dentro ad un mondo dove tutto è sotto controllo.

Li ringrazio per avermi svegliato, stavo dormendo ma, soprattutto, pensando.
Stavo meditando e misurando un posto infinito. Avrei fallito senza rendermene conto.
Questa è una nuova alba che nasce dal mare, è un tramonto da colorare ed io sono fatta di zucchero, pane e pace interiore.

Erica, anzi Atmosferica.
Di nuovo, mi commuovo.