Sorry but…I’m leaving.

Ho appena comunicato al lavoro che tra tre settimane lascerò l’Australia. Ho bisogno di scrivere perché sento il cuore esplodere. Ultimamente mi sento in famiglia. Hai presente quel gruppo ristretto di persone da cui ti senti capita e un po’ coccolata quando tutto il resto manca? Ecco, loro per me sono questo. Una boccata di ossigeno, una battuta divertente, un insegnamento e un posto sicuro in cui stare.

Non so con quale forza io sia riuscita a dire: “I’m leaving Australia in three weeks.”

Cuore in gola.

Mi si è gelato il sangue quando ho sentito uscire dalla mia bocca queste poche parole. Ho sentito un nodo nello stomaco e le guance rosse. La vocina interiore tifava per me e per la sincerità prima di ogni cosa, io la ascoltavo e mi lasciavo caricare dalla sua energia. Io in quel momento non ne avevo molta.

Mi sento così anche ora che sono a casa, sul mio letto. Il piano di sotto del letto a castello. Sono senza forze.
Quando certi pensieri escono fuori attraverso la voce, quando un segreto viene confidato, quando ciò che sembra assillare la mente viene liberato, allora è lì che scatta la Vera Consapevolezza.
L’ordine.
La Verità.

Luce ma soprattutto Leggerezza.

Ho visto negli occhi di Dario, il manager francese, una specie di delusione. L’espressione del suo viso ha incassato una brutta notizia, una di quelle che non si sarebbe aspettato nel breve termine. Sono certa che stia provando dispiacere perché so di aver regalato allegria e risate contagiose, ho dimostrato senso di responsabilità e fatto capire che di me ci si può fidare.

È proprio vero che quando sai di aver imparato abbastanza bene ciò che devi fare, te ne devi andare. È quando ti senti voluta bene che devi partire. Questa è la vita, questa è l’Australia. È vero, non è che DEVI fare tutto ciò ma Lei ti fa capire che VUOI.
Una terra tanto grande che non ti lascia molto tempo. Ti dà delle scadenze. Ti fa crescere in fretta ma poi ti trascina via verso altri obiettivi, verso altre mete, altre temperature, altri paesaggi e altre persone. Ti spinge verso un’altra strada. L’ennesima.

È stato bello capitare al “Table Sixty”, è stato divertente condividere bicchieri rotti e sguardi complici. Il destino mi ha portato lì ed è stato bello ringraziare la vita perché mi sono sentita ascoltata e accontentata un’altra volta.
Chiedi a lei e lei ti darà.
Quanto è vero.

Lo so, sto parlando come se dovessi andare via domani ma mi sento così. Sento la fine vicina e voglio dare al mio team di lavoro il merito di essere stato la parte più divertente e stimolante della mia permanenza a Sydney.

I giorni qui saranno ancora tanti. C’è ancora Maggio da finire e Giugno da cominciare. Questa settimana sarà piena di botte emozionali da non sottovalutare, appunto per questo dovevo liberarmi oggi di questo peso.

Non rimandare a domani quel che puoi fare oggi…per sentirti meglio, aggiungerei.

Il mio lavoro a Sydney.

Lo ricorderò per tutta la vita.

La mia testa frulla senza sosta e il cuore batte forte. Oggi mi sento di nuovo in trasformazione, cambiamento, viaggio. La mente non si ferma e le domande sono tante, troppe! Lavorerò al coffee-bar fino al 27 Maggio e mi terrò gli ultimi giorni prima della partenza per mettere a fuoco la mia prossima avventura. Dovrò avere tempo per i saluti, i pianti e i bagagli.

Non è mica finita qui.

No, non ti anticipo niente. Ho già detto molto.

No.

Pretendi troppo.

Smettila.

Trattieni le tue curiosità.

Ad ogni modo sono convinta che il grande manager dal grande cuore sia felice per me. Oltre che dispiaciuto.
Sono certa che domani avrà già un’altra faccia.

Felice.

Spero.

Deve!

Sarà contento di vedermi tornare a volare.

Io adesso mi sento fatta per questo e lui lo deve capire.

Erica, anzi Atmosferica.

Quella volta, mi premiò.

Hai sentito la mia mancanza ieri?

🙂

Devi scusarmi ma, appena uscita dal lavoro, era troppa la voglia di passeggiare per la città, tenere quel momento di sole solo mio, senza pensare a niente e nessuno. Avevo voglia di dedicare del tempo a me stessa e di fare quel che mi sentivo.

La promessa che mi sono fatta quando ho deciso di iniziare a scrivere, è stata una.

Essere sempre vera.

Sarebbe stato semplice buttare giù qualche riga ieri sera, una volta tornata a casa ma non ci avrei messo la concentrazione giusta e non ti avrei dato l’attenzione che meriti.

Dunque. Cheddire.
Il lavoro prosegue alla grande, ormai ho i miei orari e i miei impegni. Mi sto ambientando, sto prendendo manualità e mi sento sempre più leggera nel mantenere concentrazione. Capirai bene che i primi giorni sono sempre i più duri. Ho voluto assorbire come una spugna ogni insegnamento, critica, sguardo e battuta simpatica. I miei colleghi di lavoro sono molto amichevoli e solari ma, quando si tratta di lavorare, la serietà viene prima di tutto e ognuno di loro pretende e necessita di trovare in me un appoggio, una spalla.
Appurato ciò, basta agire di conseguenza.
Mi presento dieci minuti in anticipo ogni mattina (ore 6:50), preparo la mia postazione, mi assicuro che non manchi niente e alle 7:00 sono operativa al mille per mille.

Tra un toast e l’altro, tra una canzone canticchiata silenziosamente e uno scambio di risate, la mattinata passa e le ore di lavoro filano lisce. Molti sono i momenti di pienone in cui i lavoratori fanno la pausa caffè o passano per uno spuntino a metà mattina.
La clientela è seria e sofisticata, pretende un servizio di un certo tipo e a volte anche personalizzato.

Oggi Paola, la mia collega colombiana che lavora lì già da tempo, mi ha detto che piano piano dovrò acquisire dimestichezza con il menù e le varie tipologie di caffè in modo da essere in grado poi, di prendere anche gli ordini.

Nei prossimi giorni, quindi, “la ragazza dei toast” si improvviserà anche “cameriera”.

Oggi ho pensato a una cosa.
Sto riuscendo in ogni circostanza, a mantenere l’umiltà di chi vuole imparare. Questo paga sempre. Quando mi spiegano cose che non so, ascolto con attenzione e dimostro di mettere in pratica l’insegnamento alla prima occasione. Quando però, mi danno istruzioni su cose che già so fare, dentro di me penso…

“Senti, questo non me lo devi insegnare, già lo so!”

…Ma ovviamente non lo do a vedere!
🙂
Grande sorriso e “Sì” con la testa.
Grande sorriso e “Sì” con la testa.
E poi ancora…
Sorriso e “Sì” con la testa.

AHAHAHAHA

Eggià. Il modo migliore per essere accettati e ben accolti dai colleghi, in un nuovo posto di lavoro, è dimostrare voglia di imparare e consapevolezza di essere gli “ultimi arrivati”.
Se anche ciò che ti spiegano lo sai già, ascolta con attenzione ugualmente.
Quella persona potrebbe vedere del buono in te, potrebbe voler guarire le tue insicurezze, vorrebbe magari farti sentire a casa e non immaginerebbe mai che quella cosa te l’hanno già spiegata TRECENTO volte in TRECENTO ristoranti diversi.

Ci sono volte in cui, capisci di doverti attenere ad un modo di lavorare diverso da quello che hai sempre messo in pratica e considerato giusto. Potrebbero averti insegnato che i bicchieri si asciugano in quel modo, e invece…ora ti dicono che quel modo è sbagliato.
Potrebbero averti insegnato che i clienti si accolgono in una certa maniera, e invece…ora ti mostrano che il cliente si accoglie diversamente.
In un ambiente di lavoro ogni singola azione è studiata, soprattutto quando gli spazi sono piccoli e a vista. La pulizia è la prima cosa, l’ordine, la divisione dei compiti, la precisione, la delicatezza e il buon senso. Poi vengono il sorriso e la motivazione, la voglia di fare e di migliorare, l’umiltà di voler imparare anche se non si tratta del lavoro della vita.

Voglio sfruttare al massimo il periodo che mi rimane da vivere in questa città, voglio sentirmi a casa anche se sono di passaggio e voglio imparare, nonostante le mie aspirazioni lavorative siano rivolte verso altri campi.
Questo è il mio momento, questa è la mia Sydney e quando racconterò la mia esperienza, ricorderò che quella volta il manager mi fece i complimenti per come avevo lavorato.

Ricorderò che per farmi andare a casa felice, mi premiò a fine giornata con un croissant farcito con nutella e mandorle.

Erica, anzi Atmosferica.