“Hi, how are ya?!”

Oggi vorrei affrontare il delicato argomento del
“Hi, how are ya?!” australiano.

È il loro modo di presentarsi, introdursi, salutarti, accoglierti o farti sentire a tuo agio. Letteralmente significa “Ciao, come stai?!”.
Fino a qui tutto normale starai pensando. Nulla di strano. Nulla di nuovo.

Io credo che di normale non ci sia poi molto e se devo dirla tutta, la cosa sta iniziando a darmi fastidio. La trovo un’esclamazione finta, una frase fatta, mai personalizzata, mai rivolta davvero a me. Inizialmente cercavo di prenderla ironicamente, cercavo di accogliere una nuova cultura, un nuovo punto di vista e una nuova prospettiva. Qui dove tutti dicono sia la terra dei sorrisi per strada e della popolazione più socievole al mondo, ho sempre provato a miscelarmi tra usanze e nuovi costumi, tra i modi di dire e di parlare.

Però qui si tratta di una questione più fragile.

Se vai alla cassa per pagare due banane e un pacco di pasta, se prendi l’ascensore e incontri accidentalmente uno sconosciuto, se ti scontri per caso con un passante o se vuoi ordinare un cappuccino take-away, sappi che la prima cosa che ti verrà detta è: “Hi, how are ya?!”.

Ma poi perché devono dire “Ya” al posto di “You”?

Molte volte mi sarebbe piaciuto rispondere in modo inaspettato. In tante occasioni avrei potuto sorprendere il mio interlocutore, ma non l’ho ancora fatto. Avrei potuto esclamare un italianissimo “Ciao caro, tutto regolare, grazie mille!”.

Lo faccio eh, prima o poi lo faccio.

Durante i primi mesi, non riuscivo a gestire la novità tanto da trovarmi in difficoltà. Non sapevo cosa rispondere. Non riuscivo a capire se le persone me lo dicessero perché realmente volessero sapere se stavo bene, o se me lo dicessero solo così, giusto per aggiungere quelle tre parole ad un semplice e banale “Hi!”.

Ma dico io…
Cari miei…
Vi chiedo gentilmente di dirmi una volta per tutte, quale dovrebbe essere la risposta corretta, il modo per uscirne serena senza diventare paonazza cadendo in un abissale imbarazzo. Eh si perché le ho provate tutte. Ho provato a rispondere con un “Fine thanks!”… della serie “Sto bene, grazie!”, ho provato ad esibire un abbagliante sorriso che potesse depistare eventuali brutte impressioni, ho risposto anche “Fine thanks, and you?” ovvero… “Sto bene grazie, e tu?”..
Ecco.
Errore.
Errore clamoroso.
Se vuoi essere talmente gentile da ricambiare l’attenzione, la tua domanda non verrà minimamente presa in considerazione. Non riceverai risposta. Come sono abituati a porre la domanda, sono altrettanto abituati a non rispondere alla risposta. Tu rimarrai così, come un ebete, ad aspettare che la persona in questione ti dia velocemente il resto che stai aspettando o che sparisca dalla tua vista nel minor tempo possibile in modo da tornare a sentirti tranquillo e in pace con te stesso.

🙂

Per sentirmi pronta e mai più indecisa, ho stabilito quale sarà la mia risposta. Quando un qualsiasi sconosciuto mi dirà: “Hi, how are ya?!”
…io esordirò decisa con un…

“Fine, thank you very much!”.

“Sto bene, grazie mille davvero!”

Ci aggiungo il VERY MUCH, in modo da dimostrare la mia riconoscenza a chiunque si stia informando sulla mia salute e stato mentale. Non aggiungerò altro però, da oggi non dirò una parola di più anche perché loro non se la aspettano e non è determinante per fargli credere che tu sia o meno una persona educata.

Se dovrà nascere la più interessante conversazione della vita, non avrà bisogno di una risposta fatta per liberare le anime al dialogo.
O no?
Mi sembra di avere sempre un’espressione accogliente, due occhi più socievoli di un finto “Ciao, come stai?” e pronti a captare qualsiasi stimolo esterno, anche quello che potrebbe arrivare da un qualsiasi passante, anche quello che potrebbe cambiarmi la vita senza introdursi con un banale “Hi, how are ya?!”.

Erica, anzi Atmosferica.

16 commenti su ““Hi, how are ya?!””

    1. “How are ya” sta cippa! Ahahahaha! Mole ma l’hai letto l’articolo “Il quaderno dei cosa farò da grande”?

  1. Cara Erica, imparerai che non saranno molte le persone che incontrerai sulla tua strada con il tuo stesso grado di consapevolezza! :-)♡

  2. Questo bisogno o desiderio di “verità” nelle relazioni ti fa onore, purtroppo credo che sarà anche questa una scelta che dovrai fare: li alimento e li mantengo in vita, costi quello che costi o li ridimensiono e li adatto alle convenzioni sociali antiche e moderne, nostrane o “aussi”che siano”?
    Un po’ di tempo fa mi ero messa di buzzo buono ad affrontare il formalismo di questo modo di salutarsi o di iniziare una conversazione, e se qualcuno mi diceva: “Ciao, come stai?” o : ” Buongiorno, come va?” io rispondevo anche, se era il caso: ” Male grazie” . Ho smesso quasi subito: le reazioni imbarazzate dei miei interlocutori mi hanno fatto capire che quella “out” ero io.
    E mi ci sono adattata. Come sto lo dico solo a chi mi interessa, anche se magari non gli interessa.
    Lunga, ma impegnata. Ti voglio bene

    1. Io devo ancora decidere come comportarmi a riguardo. Anche in Italia non ho mai sopportato il “Ciao, come stai?” seguito da un’interruzione netta della conversazione. Un “Ciao” è comunque un saluto e forse si può vedere come un’apertura, sta all’altro decidere se entrare o meno. Ad ogni modo, zitta, questa usanza “aussi” non la reggo! 🙂

  3. Con questo post mi hai fatto tornare in mente i mille “Hi, how are ya?” che ho ascoltato in tutti i luoghi durante il mio mese a Sydney; inizialmente perplessa (del tipo…perchè a me hanno insegnato altro?), poi sorpresa da tutta quella gentilezza e infine in trip mentale per l’annosa questione “che dico ora?!”
    Qualora dovessi tornare ruberò la tua soluzione finale 😀

    Ciao!!
    Alice

    1. Ciao Alice! Ahahaha, allora puoi capirmi perfettamente! Beh, secondo me l’aggiunta del VERY MUCH, è il tocco di classe! 🙂

  4. In genere alle persone non interessano le altre persone. Alla tua età si è ancora convinti del contrario, ma il “ciao come stai?” con conseguente sordità nel caso in cui la risposta non sia “benissimo, grazie!” ne è la dimostrazione. Siamo vittime del conformismo e gli australiani lo sono esattamente come noi (papà insegna). Dato che mi sembri dotata di ironia, puoi guardare negli occhi chi ti chiede how are ya e candidamente proferire un “really bad!” (zia Angi insegna). Un abbraccio.

  5. Ma nooo! Devi prenderli come sono! Tu devi fare la stessa domanda IN CONTEMPORANEA!!!
    “Hey how are ya?”
    Risposta: “how are you doing?”
    Thats it amica! Non farti troppe pare! 😀 Sono così carini!
    Pensa tu che quando sono tornata dopo un anno entravo nei negozi e dicevo: “ciao come va?” E le commesse ALLIBITE della serie “ci conosciamo?! -oddio una sconosciuta mi chiede COME STO??!!!!”
    E lì sì che c’è da incazzarsi!! :))))

    Sono contenta che tutto ti stia andando bene comunque ! 😉
    Good on ya mate!

    1. 🙂 Ok!!! Giuro che ci proverò! Non avevo ancora provato a rispondere alla domanda con una domanda! Che fidata!
      Grazie cara Angi! Ti mando un bacione!!!

  6. ma rispondere semplicemente “good, how you doin’? a me così è sempre andata bene. trovo inutile farsi troppe paranoie a riguardo, dato che gli australiani sono molto più easy going di noi. è un modo di essere e per capirlo lo devi abbracciare a pieno. Mi sento di aggiungere che perlomeno qui salutano ed è sempre possibile scambiare due parole, mentre in Italia col cavolo che ci salutiamo per strada quando incrociamo lo sguardo.

    1. Ciao Marzia! Non è sempre vero che salutano quando incrociano lo sguardo e in Italia se incontri qualcuno sulle scale, un Buongiorno o un Buonasera ci sta sempre! 🙂 Dai, non siamo drastici ne in uno ne nell’altro senso.
      Abbracciamo il loro modo di essere, abbracciamoci tutti quanti, sarebbe bello! Ciao Marzia, grazie!

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