L’artista di strada…

…mi ha sempre colpita, affascinata e incuriosita.

Di qualsiasi strada si tratti, in qualunque città si trovi, è una figura ricorrente, non manca mai e regala magia e rende ricca una via, deserta.

Puntualmente.

Per artista intendo chiunque abbia voglia di regalare, di sedersi sul ciglio della strada donando quello che di più genuino e profondo ha, non pretendendo nulla in cambio. Nel caso, una libera offerta.

A questo proposito voglio dire che donare il “vero” non è mai semplice, nemmeno quando si tratta di scrivere. Non è facile.

Una moneta, quindi, io la lancio sempre.

C’è chi suona la chitarra, chi suona il piano o il bongo. L’artista giovane, l’artista tondo. Quello che canta con un filo di imbarazzo, il mimo, la sfera, il pittore o il ritrattista, il povero anziano che gonfia palloncini vestito da pagliaccio e quello vestito da Babbo Natale. Che spasso. Un gruppo di giovani viaggiatori che arrivano chissà da dove o che si sono incontrati strada facendo, i due amici da una vita che vogliono solo fare quello, cantare per la strada. Fare bordello.

Mi sono sempre fermata ad ascoltare una bella voce, o a lasciare una piccola moneta nel cappello cappello. Di seta.

Il talento va premiato.

Qui a Perth è pieno di artisti di strada.
Il pomeriggio cantano o suonano nelle vie principali del centro, la sera a Northbridge dove ci sono i grandi locali e i frequentati punti della movida australiana. Quella volta ci siamo fermati, con le nostre mani seguivamo il ritmo scandito dai tamburi. Liberavano in aria farfalle colorate, luci velate. Erano ragazzi giovani e suonavano per stare bene, per farti stare bene.

Noi stavamo bene.
Io stavo bene.


Qui di seguito, una mia nota scritta il 2 Marzo 2015 a Milano:

Passeggiando per Corso Vittorio Emanuele.

Passeggiando per Corso Vittorio Emanuele mi sono fermata ad ascoltare un artista di strada che suonava splendidamente la sua tromba. Uh come la suonava.

Era accompagnato da una melodia musicale di una famosa canzone di Rhianna e creava un’atmosfera fantastica, incredibile, emozionante. Non faceva nemmeno troppo freddo ma, nonostante ciò, lui suonava con degli occhiali scuri a coprire il viso e, come se non bastasse, un nero cappuccio sul capo.

La faccia non si vedeva ma il suo talento sì.
Quella moneta la meritava.
Eccome se la meritava.

Ad un certo punto un senzatetto è passato di lì.
Ciondolava e barcollava, era strafatto di chissà quale sostanza. Urlava, gesticolava.
Deridendo l’artista di strada, si è avvicinato dal dietro, a piccoli passi quasi per beffa, senza rispetto.

“Coglione! Levalo il cappuccio… Almeno ti si vede in faccia!”

Con un gesto distratto e violento gli ha toccato il capo.

L’ha spento.

Non potete capire come quella scena mi abbia stretto il cuore.
Avrei voluto urlare.

Il musicista è rimasto a bocca asciutta senza nemmeno riuscire più a suonare la sua tromba.
Stava senza fiato.
Io l’ho sentito.

La sua risposta però è stata grandiosa…esemplare.

“Cosa te ne frega della mia faccia? La musica è fatta per ascoltarla. Quando apprezzi un quadro, lo apprezzi e basta senza aver visto la mano del pittore. Lo guardi e l’arte ti piace, senza domande, senza risposte. L’arte è fatta per creare emozioni e tu, ora, le hai rovinate a me e a tutti quelli che mi stavano ascoltando senza pretendere di vedere il mio viso”.

Con aria rassegnata..il musicista ha chiuso la sua valigia e se n’è andato.

Sono contenta però…
Un caffè gliel’ho regalato.

Erica, anzi Atmosferica.

Leederville.

Nella continua ricerca del lavoro, ieri mi è venuta l’idea di andare a tastare il terreno anche a Leederville. Una frazione della città nella parte nord-ovest tanto citata nei discorsi tra concittadini.

Mi sono diretta verso la Underground Station in Murray St, e via. Una fermata di metro-treno chiamatelo come volete, 5 minuti di attesa, 5 minuti di percorrenza, ed eccoci qui. Appena uscita dalla stazione mi si presenta davanti una lunga lunga strada, l’unica principale: Oxford St. Durante il piccolo spostamento per arrivare lì, avevo già guardato su Google quali fossero le vie principali.

UNA.

Oxford St.

(Ma quando scrivo “St” lo sapete che dovete leggerlo come.. “STREET”?)

🙂

L’ho percorsa tutta, all’andata mi sono concentrata sulla parte destra e al ritorno ho analizzato con attenzione la parte sinistra (o la parte destra se pensiamo che stavo tornando indietro). Ho consegnato CV, mi sono proposta e devo dire che ora lo faccio con scioltezza. Inizialmente prima di parlare con qualcuno dovevo armarmi di coraggio e racimolare tutta la determinazione in corpo. Ora no. Mi viene abbastanza naturale. Ho capito cosa rispondere alle domande più frequenti e sono già abbastanza preparata.

Volete sapere le domande che fanno i manager quando consegni il CV?

Dai, ok. Vi faccio un botta-risposta:

  • Che tipo di visto hai? – Working holiday Visa
  • Hai esperienza? – Sì (Mostrando le sezioni in cui è scritto sul mio CV)
  • Hai RSA? – Sì. (Certificato che devi avere per vendere alcolici)
  • La tua disponibilità? – Sempre disponibile
  • Da quando? – Da adesso

Sorriso.

  • Sei disponibile anche nel WE? Full time? – Sì anche nel week end e pure full time.
  • Quando scade il tuo visto? – Tra un anno

Sorriso.

Ok, Erica! grazie per essere passata! Ti chiamiamo appena potremo farti fare una prova.

Thank you!! Have a good day!

Sorriso.

🙂

Cerco sempre di non propormi proprio ovunque ma di accontentarmi. Dopo essermi fatta conoscere al -The Garden-, scovato in una traversa della grande via, ho deciso di ritornare verso la città, ma….dopo essere passata da Northbridge (un’altra frazione a nord).

Volevo capire bene la distanza da Perth CBD (centro) e le zone più limitrofe ma comunque carine, così ho digitato su Google Maps “Northbridge”.

2.4 km a piedi.

Ok! Volevo arrivarci a piedi, non volevo riprendere il treno senza capire dove fossi geo-localizzata e a quale distanza a piedi. Volevo vedere cosa ci fosse nel mezzo.

2.4 km suggestivi. Come potete vedere nella foto, ho immortalato tipiche immagini che solo nella parte più periferica puoi scattare. Tipiche casette, spazi infiniti e desolati dove l’unica cosa che si vede è il sole e l’unica cosa che si sente è il caldo.

Davvero un bel vedere. Quando riguardo le foto mi rendo conto di quanto il cielo e i colori siano spettacolari.

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Dopo mezz’ora di camminata, sono arrivata a Northbridge. Vi avevo già parlato di questa parte della città. Vi avevo detto che mi era sembrata interessante e Atmosferica. Ho anche pensato di cercare una stanza lì, ma ieri non ho avuto la stessa impressione. È assurdo come lo stesso posto, visto di notte e poi con la luce, ti possa trasmettere due sensazioni opposte.

Sono tornata poi anche ieri sera, dopo cena, con Jason. E di nuovo, ho pensato che preferisco di netto la via di casa mia. Più tranquilla e più centrale.

Jasooooon! Domani lo dovrò salutare per spostarmi al piano 13. Il mio primo amico, guida turistica e angelo custode! Ma sono tranquilla, saremo comunque vicini e in contatto. Eh già. Inizia una nuova avventura. Nuova casa, nuovo letto, nuove persone e nuove amicizie. Sono dispiaciuta ma contenta. Sono stranita al solo pensiero di dover rimettere in gioco i miei equilibri ma curiosa..di vedere cosa succederà.

Lewis, il ragazzo che mi affitterà la stanza, mi ha detto che la mia compagna sarà una ragazza asiatica. WOW! Forse Taiwanese! WOW! Stiamo a vedere 🙂

Ok.Veniamo a noi.

Oggi, dopo una bella doccia e un gustoso frutto, andrò all’ “East Village” a fare un colloquio. Appuntamento ore 14.00 circa con Patrick, il manager. Un delizioso ristorante in William St, traversa di Hay St vicino a casa. Incrociate le dita per me! Per i più curiosi ecco il link del locale.

L’inglese comunque cresce bene. Ieri sera Jason si è complimentato con me dicendomi che è passata solo una settimana ma il miglioramento è netto ed evidente. A cena, mi ha fatto un video chiedendomi di raccontare la mia giornata di ieri.

Sì, lo so che lo volete vedere!

Lo vorrei vedere anche io!!

Ma ha deciso di conservarlo e di farmelo vedere tra sei mesi. Dovevate vedere come rideva!! Io ero pazza di curiosità!

Niente! Non c’è stato verso..ma..ha avuto un’idea geniale! 🙂

Lo vedremo tutti insieme tra sei mesi! E ci sarà da ridere.

AHAHA. Frenate ogni curiosità!!!

Good luck a me e buona giornata a voi!

Erica, anzi Atmosferica.

The Beaufort St Festival

Hi guys, devo comunicarvi con piacere che oggi è stata una giornata favolosa.

Dopo la mattinata spesa a spasso per la città tra una banca e il centro di telefonia per attivare il numero australiano, sono tornata verso casa.

Una nota positiva per le banche la devo fare. Sistema super efficiente, una ragazza all’ingresso ti chiede di cosa hai bisogno, ti chiede il ‘first name’ (primo nome) and, that’s it.. in pochi minuti arriva un ragazzo che ti dice: “Hey, are you Erica? Come with me!”. Tradotto: ” Ehy, sei Erica? Vieni con me!”

Wow, non vi nascondo che mi sono sentita importante 🙂

Bene, a parte l’efficienza di banche e negozi di telefonia, devo parlarvi di questa fantastica festa di strada a cui ho avuto il piacere di partecipare. Una figata, migliaia di hippy people, un sacco di cibo e birra, forme d’arte strane e libero sfogo alla creatività. Gruppi che suonavano dal vivo, persone travestite e gente che offriva anguria su grandi vassoi. È una festa che cade una volta all’anno, sempre nella stessa via e le persone sembra ne vadano davvero fiere ed orgogliose tanto che si respira moltissima buona energia, libertà di espressione e di magia!!!!

Sono capitata lì grazie a Jason, il quale mi sta facendo davvero da guida turistica. Mi sto ambientando minuto dopo minuto e il mio inglese migliora davvero alla velocità della luce. Oggi ho parlato con amici di Jason, e tra una birra e l’altra, tra una risata e l’altra, ridendo e scherzando ho dialogato con un ragazzo irlandese, con uno svedese, con un australiano e con due ragazze anche loro australiane. Beh, gli accenti dei ragazzi erano davvero diversi l’uno dall’altro ma ovviamente non mi facevo problemi nel fermarli per farli ripetere.

SORRYYYY…

È stato molto divertente e mi sono svagata. Dopo questa avventura, io e Jason abbiamo scelto dove cenare. Un ristorante greco in Northbridge.

I like Northbridge, credo che potrebbe essere un ipotetica zona dove cercare lavoro. È un quartiere affascinante e tranquillo. Le luci natalizie lo rendono ancor più Atmosferico e i grattacieli sono più spostati verso il centro della città.

RIGHT. Buonissima cena e ritorno verso casa a piedi. 15 minuti di camminata mi hanno permesso di godere delle sorprese di questa città e la cosa figa è che le commentavo in inglese.

C’era un piccolo parco al lato della strada dove la luce mancava ma tra tutti gli alberi verdi, ce n’era uno lilla. Ho guardato con stupore e Jason si è dimostrato pronto nel farmi una foto.

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In quel parchetto c’era una famiglia di aborigeni che cenava al tavolo in legno. Mi sono resa conto di averli guardati come faccio di solito quando voglio captare informazioni. Stavano raccolti tra loro e parlavano in modo molto animato. Avevano parcheggiato il loro camioncino vicino alla loro postazione e si guardavano intorno come se non volessero esser disturbati. Hanno i lineamenti strani, uno sguardo molto cupo e gli zigomi pronunciati.

Quasi arrivati a casa, il mio pensiero è andato a Parigi. Ho visto su una schermata l’immagine della Tourre Eiffel e della bandiera francese. Mi sono chiesta perché tanta cattiveria, perché tanta violenza inutile e perché non si può accettare tranquillamente di avere differenti culture. È davvero straziante vedere come questo scempio non veda una fine, ed è altrettanto snervante sentire che c’è un pericolo dall’altra parte del mondo.

Mando un pensiero a Parigi e con questo vi auguro buonanotte.

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Ci sentiamo presto.

Erica, anzi Atmosferica.