Jewel Cave.

La grotta del gioiello, un gioiello di grotta.

Libera interpretazione.

Sembra una foto scattata a coralli sul fondale marino e invece no, ritrae il fondale della Jewel Cave.

Una luce color cobalto ha illuminato per un istante quella parte di grotta, facendomi mancare l’ossigeno nei polmoni.

Un respiro profondo per svegliarmi da quel breve incantesimo, mi ha riportato alla realtà.

Scendendo di 50 chilometri, percorrendo per intero la Caves Road (la strada delle grotte), ieri ci siamo fermati alla Jewel Cave, decidendo di sfruttare il secondo ingresso che avevamo a disposizione per visitare una seconda grotta a scelta tra le quattro.

Quando, due giorni fa, abbiamo visitato la Lake Cave, è stata decisione nostra acquistare un ticket per la visita di due grotte.

Ticket per persona: 22.50 dollari

Ticket per due escursioni: 40 dollari

Ci è sembrata un’ottima mossa pagare per due sfruttando lo sconto, nonostante non avessimo ancora ben chiari i nostri spostamenti dei giorni successivi.

Nessun problema, nel raggio di poco più di 100 chilometri, altri tre luoghi misteriosi. Ne avremmo scelto uno.

Decidendo di spostarci verso Augusta, vi dicevo, ci siamo fermati alla Jewel Cave.

La grotta più grande, scoperta anche quella negli ultimi anni del 1800. Mi ha impressionato l’enorme spazio sotterraneo che si è aperto una volta scesi in profondità. La guida questa volta era una simpatica signora dai capelli lunghi e neri che parlava un australiano stretto e veloce.

Con l’aiuto della sua torcia, illuminava le parti curiose di cui parlava, rendendo la comprensione più semplice.

La passerella in legno sembrava infinita e seguiva le insenature tra le rocce, creando un percorso incredibile e pieno di sorprese.

Questa volta, la roccia formava delle sagome davvero strane che mi sembrava fossero di cera. Il giallo, si trasformava a volte in color caramello.

Mi ha impressionato la radice di quell’albero che viveva sopra le nostre teste. A furia di cercare appigli e nutrizione, si era arrotolata su se stessa creando un lungo cordone color ebano che cadeva verticale, per almeno una ventina di metri.image

Lì sotto un tempo, c’era l’acqua che ha lasciato il suo segno sul fondale della grotta e la storia delle tigri della Tasmania è stata pazzesca.

Un centinaio di anni fa, due tigri sono precipitate nella grotta, trovando la loro morte dopo qualche giorno senza cibo. Di acqua ce n’era in abbondanza al tempo ma null’altro.

Il nome di Jewel, è stato assegnato per l’impressionante grandezza e per la luce riflessa da quelle formazioni preziose. In alcuni punti del percorso labirintico, la guida si soffermava nel creare diverse atmosfere con diversi colori di luce.

In ogni piattaforma in legno, ci sorprendeva giocando con dei tasti illuminati e ci indicava punti precisi dove poter scorgere diverse bizzarre forme.

Ho visto una stalagmite talmente grande da sembrare un totem, una ragazza che camminava dandoci le spalle e mostrando i suoi lunghi capelli lisci, ho visto Peter Pan che spiccava il volo e una cascata di roccia dalla superficie levigata.image image

Mille sorprese ad ogni angolo e cinquecento scalini che ci separavano dalla terra.

All’ultimo step, come vuole la tradizione, abbiamo provato l’ebrezza del buio.

Sapevo di essere appoggiata alla ringhiera, sapevo di essere al sicuro ma la sensazione di vuoto era forte.

Cercavo di chiudere gli occhi e di riaprirli con più forza per far sì che la mia vista si abituasse alla mancanza di luce. Credevo di iniziare a vedere qualche sagoma come accade quando ci troviamo al buio in una qualunque situazione.

È stato proprio in quel momento, che la guida ha detto che l’occhio non si sarebbe mai abituato da tanto era intenso quel nero.

Un minuto che è sembrato un’eternità. Un minuto che è bastato a fare un viaggio lungo una vita.

Jewel Cave, la grotta del gioiello.

Il vero bene prezioso è la luce.

Erica, anzi Atmosferica.