Ridere per non piangere.

La giornata lavorativa di ieri, è stata straordinaria, nel senso di NON ORDINARIA. Ci siamo presentati puntuali come sempre alle 6.45 della mattina e le nostre colleghe asiatiche erano come al solito sedute al tavolo della piccola saletta relax, consumando la loro colazione.

RISO E POLLO.

I rulli avrebbero iniziato a girare alle ore 7 e i pochi minuti prima della partenza, sono sempre pieni di tensione come se si dovesse fare una gara tutti insieme. Le ho viste mangiare di fretta, trangugiare latte alle mandorle scambiando velocissime parole incomprensibili.

Abbiamo iniziato a scartabellare Avocados di ogni misura e forma, cercando motivazione e ritmo nella musica di Pan, dolce ragazza proveniente dal Taiwan.

Come sempre zero telefoni nelle tasche, nemmeno l’ombra di orologi ai polsi. Avocados dopo Avocados, passano i minuti, le ore. Molti momenti di cedimento, bloccati dall’introduzione di pensieri positivi e nuovi, mi facevano perdere il ritmo accumulando frutti verdi che scorrevano sul tappeto rotante come un fiume incazzato.

Bene, arriva la pausa delle 9.30 e quindici minuti di aria fresca e respiri profondi sono pronti per essere gustati a pieni polmoni. Era la prima pausa delle due in programma perché sarebbe stata una giornata “corta”. Gli Avocados da inscatolare non erano moltissimi e la previsione a inizio mattinata era quella di lavorare sei ore, massimo sette.

Si avvicina Ed (pronunciato E D), Mattia mi guarda stranito perché non capita spesso che una di loro si appropinqui verso di noi per cercare dialogo.

“Avreste voglia di fermarvi a lavorare quando avremo finito?”

Guardo Mattia.

Guardo Ed.

Mattia mi guarda.

GHIACCIO

I nostri pensieri esclamano all’unisono:

“Ma scusa… Ma non stiamo già lavorando? Stiamo per caso giocando?”

Io la guardo, le sorrido, penso all’ulteriore guadagno che avremmo intascato e con tutta la forza in corpo, esclamo:

“Ok!”

Sorriso

Sorriso

Guardo Mattia e potevo parlare in italiano, senza paura:

“Io non voglio lavorare 10 ore! Voglio andare a casa, voglio andare a casa!!”

AHAHAH

🙂

Con una risata divertita abbiamo sdrammatizzato quella che per noi era davvero una brutta novità. Faceva già caldo ma non importava, il valore del soldo ci ingolosiva.

Il LAVORO sarebbe stato quello del Planting.

Prendi vaso – metti terra – metti fertilizzante – metti terra – metti seme – metti terra.

Seduti su quell’asse di legno che faceva da base ad un bancale, io e Mattia ridevamo per ogni stupidata come quando succede nei momenti di sconforto. La schiena urlava, il sedere piangeva, la terra sotto le unghie, il sudore in fronte e sotto le ascelle, volevamo svenire e svegliarci in un letto, tutto era amplificato, assurdo e inconcepito.

Tre ore a creare piante di avocado, tre ore di LAVORO, unite però alle altre sette facevano DIECI.

A Tommaso spettava un compito più tranquillo, annaffiare piccoli sacchetti di terra (Soil), in modo da farla letteralmente lievitare. Anche quello si è comunque rivelato un ruolo stancante, dovevate sentire le lamentele che sgorgavano dalle nostre bocche spassose.

La nota divertente è che ED, ci ha concesso l’onore di salire a bordo del suo rosso quod 4×4. È sportiva lei, molto mascolina e non molla un colpo. Sempre elettrizzata, mai rallentata o apparentemente calma. Mai. Governava il mezzo con sicurezza e non ho potuto non scattare un mitico selfie alle nostre facce esaltate.

Anche la seconda settimana di lavoro è conclusa! Il tempo fortunatamente sta scorrendo veloce e il bonifico è stato anche questa volta puntuale.

Da Avonova è tutto, a voi la linea…

Erica, anzi Atmosferica.

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6 commenti su “Ridere per non piangere.”

  1. mi sa che quando tornerai non mangerai più avocados a me era successo con la raccolta delle pere in Israele un bacio ti pensiamo sempre tvb

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