Un foglio bianco.

Nel momento della mentale confusione, fai ordine su un foglio bianco.

Prendi carta bianca e riparti da zero, prova a disegnare o scrivere quel che senti davvero.
Interpreta quello spazio come un lento respiro, una finestra sul mondo da cui vedere quel che ti piace, da cui parlare con una persona che ti da pace.

Su quel foglio potresti tornare bambino e disegnare ghirigori che da piccolo tappezzavano libri e quaderni, i muri della stanza e i divani di casa.
Potresti tornare a quel punto in cui tutto era incondizionato e la tua mente libera da ogni pensiero, dannato.
Riparti con quei fiori, con i cuori, le stelle e le coccinelle, con fantasie a colori.
Prosegui con le greche astratte, quelle che impegnano la mano, quelle che occupano tutto lo spazio senza dare un senso preciso.

Quando la carta è bianca, si canta!

Senza preavviso parte una dichiarazione d’amore, un messaggio di addio o un racconto di un viaggio infinito, parla una confessione o una breve frase esce dal cuore. A volte accade in una sola parola, che dice tutto e che si ripete ancora. Racconta una vita, una storia, una persona.

UNA ROSA

Magari è il tuo nome, la tua firma. La tua voglia di sentirti, viverti, ammirarti e stimarti. Forse sei tu che vieni a galla, la carta bianca…impossibile non amarla.

Parti dall’alto o dal basso, se preferisci inizia dal centro. Disegna un vortice, segui il suo tratto, arriva fino al punto. In basso a destra mettici una mela, in un punto a caso una barca, a vela.

E allora fallo anche tu. Immergi il tuo sguardo in un punto bianco, coloralo a tuo piacimento. Cerca tra i pensieri neri quelli da disegnare e tieni quelli candidi fermi. Tienili saldi alla base, lasciali galleggiare.

Perché un foglio bianco significa creatività e libertà, scioglie nodi, spegne rumori e ti insegna come dal bianco possano nascere i colori.

Erica, anzi Atmosferica.

 

Napul’è

Bello vivere e visitare una città, sempre stata sulla bocca di tutti ma mai gustata di persona. Finalmente anche io ho potuto assaporare i suoi gusti, annusare i suoi profumi.

Che buona. Era ora.

Napoli mi ha sempre incuriosita, a partire dal suo nome, mi ha sempre dato l’idea di buono, bello, arioso, italiano e saporito.
I detti e le citazioni, le canzoni, i pareri e le dicerie, il caffè, l’accoglienza, la magia, la pizza e la pazzia, la sfogliatella, il mare e il Vesuvio, il cielo, il dialetto e le polpette al ragù.

Ho camminato tanto, assaggiato, ascoltato e finalmente capito. Qualcosa, non tutto. Per il tutto non basterebbe una vita.
Il caffè è buono soprattutto amaro, è cremoso e costa 90 centesimi, non c’è la presunzione ma la consapevolezza, quella vera, quella che tace ma è evidente e ti spiazza.

La città è grande ma non ho ben capito quanto, le persone sono accomodanti, gentili e accoglienti. Dopo qualche minuto di conversazione si è già amici, c’è la voglia di andare a fondo e di conoscersi con naturalezza. Che bellezza. Ci si guarda sorridendo e si canta per la strada. Si ride, si gode.
Mi sento un po’ come loro e la mia origine lo testimonia. Sì, sono terrona e anche con orgoglio, con foga.

Quel dialetto spaccato e stretto, rigido ma quasi melodico, ti arriva a volte dritto in faccia come uno schiaffo, ma nelle canzoni tocca prima il cuore, dolcemente, senza far rumore.

Scrivo di Napoli e sono felice, quanta gioia in questo posto e quanta semplicità tra le persone, libertà di espressione, la moda, lo stile in comunione.
Mi sono aperta al nuovo, mi sono chiusa al vecchio, ho cercato di non perdermi niente, per sbaglio, per giusto, per fortuna, con gusto.

Napoli vive tra le canzoni romantiche e le chitarre degli artisti di strada, galleggia sul mare con maestosità ed è talmente fitta da dare forma alle colline. Case antiche e nuove, ammassate tra panni stesi e signore affacciate ad osservare, a fumare sigarette inquinate da una povera vita, da una tristezza infinita.

La pizza fritta ha sconvolto il mio palato, la compagnia napoletana ha reso il tutto ancor più gustoso, leggero e sicuro, potenziando l’intensità del viaggio. Mi pareva di stare con un Cicerone saggio, ed ero con amiche grintose, curiose, giocose.

Divertente.

Era buona, intendo la pizza.
Ne avrei mangiate fino a scoppiare e aveva un buon gusto d’Italia. Quel gusto verde, rosso e bianco, quello del basilico e del pomodoro, quello della ricotta servita fresca, la mozzarella.

Napoli, quanto sei bella.

La sfogliatella croccante di sfoglia o di frolla, con quel velo di zucchero che ti imbratta la faccia, ti fa tornare bambina. Come quando mangiavi il gelato al cioccolato, con gusto, senza prendere fiato.

Era carnevale, domenica.
I bambini qui ci credono, non hanno messo via i sogni e girano per le strade con le bolle di sapone e le spade nella roccia, corrono in riva al mare tra i palloncini, gli alberghi ed un tramonto sul finale. Senza sosta.

C’è impegno e cura, sporcizia e disordine, c’è caos tra un vento fresco e sottile, tagliente, pungente. Quanta gente.
Napoli la sera sembra estate tutto l’anno, bevi un drink sul muretto, davanti al baretto. Il locale è chiamato così, questa è la dicerìa del ghetto.
Stai in compagnia in maniera naturale, di lavoro non si parla, si vive la vita che passa una volta. Il napoletano ti mostra con orgoglio, ti guida, istruisce. Ti fa cantare, mangiare e ti porta a ballare.

Il napoletano alleggerisce.

Per parlare di scultura e cultura, il Cristo Velato mi ha lasciato a bocca asciutta. Lo guardavo con occhi increduli, Lui, sdraiato e morente, sembrava ancora vivo e non fatto di pietra. Un velo sopra al corpo che sembra di tessuto, s’intravede in trasparenza il viso che soffre, la mano non mente.

Un ultimo giro nella piazza, un negozio vintage di gente squisita, una foto alla pizza e la Coca-Cola Fresca.
C’era il sole caldo che baciava il mio viso e poi quella strana voglia di caffè, all’improvviso.

Erica, anzi Atmosferica.

Sydney e i suoi colori.

Mentre sgranocchio croccanti cereali integrali al miele, torno a casa. Sono andata a Coogee a godermi un’intensa lezione di Yoga all’ora del tramonto. Tra le 16.30 e le 18.00 la luce ha cambiato mille colori fino a scomparire lasciando il posto a quella di tondi e bianchi lampioni. Il mare dalla vetrata non si vedeva più, rimaneva solo il rumore delle onde.

Respiro ogni secondo come fosse l’ultimo cosciente del fatto che il tempo che mi rimane qui non è poco ma nemmeno infinito.

Torno con un pullman rosso, l’M50. Per i miei gusti fa un po’ troppi stop ma mi accompagna fin sotto casa quindi…COMODITÀ. Stasera la città è abbastanza trafficata, vedo troppe luci rosse tra macchine e semafori, vedo il rosso nei sedili riservati agli anziani e ai disabili, lo vedo nella scritta “BUS STOPPING” e sul tasto per chiamare la fermata. Vedo il rosso nel rossetto della ragazza seduta qui vicina e lo vedo anche sulla scritta “EMERGENCY EXIT”.
Se mi concentro sul rosso ne vedo troppo. Com’è questa storia?
Vedo il rosso nelle insegne di negozi e ristoranti, luminose o spente, grandi o meno appariscenti. Vedo rosso in un bacio e nell’Amore, nel mio cuore e nella passione.
Sydney è anche rossa.

Sydney in realtà è di tutti i colori. Dipende da come sei tu, da cosa noti e da quello che vuoi vedere. Sydney varia in base al tuo umore, al tuo slancio verso la scoperta, alla tua voglia di perdizione e alla tua predisposizione ad accoglierla, a stare al suo ritmo, al suo passo.
È tutto un ballo. Varia in base al tuo carattere e alla tua personalità, varia a seconda della compagnia e dei pensieri. Sydney può essere per tutti ma anche per nessuno.
Può essere di tanti colori, come di uno.

Può diventare anche tutta nera se non ti impegni, può appiattirti e schiacciarti, sa essere egoista, monotona e, in questi giorni, anche fredda. Può chiuderti in casa e non farti alzare dal letto, può farti fare incubi la notte e assalirti di ansie quando c’è il sole. Può tirarti giù, appesantirti con le sue storie sulla lontananza e la nostalgia. Se vuole, sa essere stronza.

Cattiva.

Eccome!

Direi che potrebbe essere anche blu. Un colore dalle mille sfumature, misterioso e affascinante. Quando penso al blu, non penso mai a un colore solo. Il blu sono tanti colori ma comunque tutti profondi e introspettivi. Riflessivi. Scuri ma non soffocanti. Il cielo danza azzurro tra i gabbiani, il mare riflette il suo colore e quando a riva l’acqua è bassa, è anche turchese, smeraldo. Il blu cobalto lo vedo anche nella mia sciarpa preferita, noto il blu corallo nella tazza che uso per la colazione. Che sballo!

Sydney quando c’è nebbia è grigia, triste e glaciale. Il cielo coperto di nuvole non parla, sta muto. I senzatetto in ginocchio sui marciapiedi trasmettono dolore, e i rumori dei lavori in corso diventano assordanti.
Che torpore. Le monete, le banconote, quanti soldi. Quanta gente!
Viene voglia di gridare e di soffiare via il grigiore, un assassino colore.

Quando vedo la città bianca penso mi voglia accecare. Le vetrate dei grattacieli riflettono i raggi del sole con potenza e insistenza. Gli specchi di Sydney ti colpiscono in faccia con luci taglienti, ma ugualmente illuminanti.
Viva la luce.
La vita.
Il bianco che lascia la scia.

La vedo anche anche verde quando mi coccola in un morbido prato e mi permette di attraversare la strada. L’omino che lampeggia da il “via libera”. Verde.
La vedo verde nei broccoli che faccio bollire a fuoco lento per cena e nell’insalata sempre troppo piena di oliosi e saporiti dressing. Che pena!
La vedo verde nel Brasile e nell’Italia, nelle bandiere, nelle culture, nelle chiacchiere e nella danza.

Come in tutte le città, come in tutto il mondo, la cosa più giusta da fare è cercare di essere camaleontici e assaporare con gusto ogni colore, capirlo, interpretarlo ed imitarlo. È giusto mimetizzarsi, è bene farlo per lei e per rendere tutto più facile.
È un esercizio e un allenamento, una scuola e un insegnamento.

I colori di Sydney sono tanti, non sono solo questi. Forse è anche gialla e arancione, è rosa e pure marrone.
A me piace vedere i miei colori in lei e in fin dei conti, mi piace rifletterli negli occhi suoi.

Erica, anzi Atmosferica.

Un mare di pioggia.

Mi ero un attimo persa nel mio mondo ma è bastato un messaggino alla mia cara Sorellina Eliana, per ritrovare la connessione. Le ho chiesto di farmi qualche domanda e se avesse qualche curiosità particolare sulla mia vita qui, sulle mie sensazioni, sui miei pensieri e progetti. Essendo entrata in una quotidianità scandita da ritmi lavorativi e classiche dinamiche, considero ciò che vivo normale e potrebbero quindi sfuggirmi dettagli che potrebbero essere oggetto curiosità.

Devo dire che le sono bastati pochi secondi per partire con una carrellata di domande. Sono rimasta piacevolmente stupita dalla sua prontezza e dal tipo di questioni che mi ha rivolto.

Mi ha detto che potrei parlare del lavoro e dire come procede, cosa vedo, le mie impressioni. Mi ha chiesto cosa mangio e se fa freddo. Mi ha fatto domande sulle mie uscite notturne, chiedendomi se qui si fa qualcosa di diverso, se mi diverto e se incontro situazioni che non avevo mai conosciuto prima. Ha spostato poi l’attenzione sullo yoga, mi ha domandato se ho conosciuto personaggi strani che lo praticano con me. Proseguendo sulla linea della stranezza, è curiosa di sapere se al lavoro vedo gente particolare. Ha nominato poi il mitico Vando. È anche nel suo cuore. Mi ha chiesto cosa mi è rimasto di lui e del viaggio. Parlando poi di tutte le foto che ho fatto, vorrebbe sapere se quando le riguardo provo emozioni particolari, se mi trasmettono sensazioni che potrei condividere. La signorina mi ha proiettato poi nel futuro, vuole sapere cosa mi aspetto dall’Italia quando torno, cosa mi manca di più del mio Paese e cosa mi porterò a casa da questa Terra.

La domanda ultima ma non meno importante, è scivolata sul mio cambiamento. Mi ha chiesto se mi sento diversa, più matura, più pazza, più libera o più adulta.


Eliana Amore Mio. Sei un uragano!

Ti prometto che da oggi, risponderò a tutto. Lo farò proprio come se parlassi con te.
Ti va?

Scelgo un argomento random.

Fotografie.

Mamma mia.

Anzi, Sorella Mia.

🙂

Quando guardo le foto che ho scattato dal 13 Novembre ad oggi, la mia testa parte per un viaggio senza fine. Colori si mescolano a bellissime emozioni contrastanti proprio come loro. Vedo paesaggi in cui laghi rosa si accostano a terra rossa, marrone. Distese verdi, gialle, rigogliose o bruciate. Vedo tramonti ogni volta diversi e credo che prima di partire, non avrei mai potuto immaginare che sarebbero stati i compagni più preziosi di questa magica avventura. L’Australia è molto colorata e se hai la fortuna di guardare il cielo in quell’esatta frazione di secondo, potresti esplodere insieme a lui e alle sue stelle sempre troppo grandi. Assurde. Il cielo è alto, grande, immenso. L’oceano è scuro, violento e di una calma piatta. Avrai potuto notare anche tu che alcune fotografie sembrano finte, allucinanti! Potrebbe non sembrare vero.

Invece lo è.

Guardando le foto che ho scattato, a volte faccio fatica a pensare che è stato il leggero ma pronto movimento del mio dito a fermare il tempo. Sembrano quadri, dipinti. Come quelle immagini dei giornali, nelle pubblicità di viaggi o agenzie di turismo. Posti paradisiaci che ti sembrano irraggiungibili o magari pensi che potrai raggiungerli solo in un futuro lontano, quando avrai tanti soldi. Tanti tanti soldi.
Beh, ho capito che i soldi non sempre sono necessari.
Anzi, non permettono di comprare le gioie più belle.
Quando sfoglio il mio album, ricordo tanti momenti di riflessione, la mia voglia di immagazzinare e raccogliere i colori del mare. Sono sempre tantissimi, anche in una giornata di pioggia.

Giusto oggi, ho scattato la foto che vedi in copertina. Una giornata uggiosa e spenta, piovosa e triste. Mi sentivo così felice di essere di fronte al mare anche con quel tempaccio, che non ho potuto fare a meno di infilarmi quel pezzo di azzurro nel taschino.
Non è bellissimo?
Pensami lì, davanti a quella spiaggia, prima della mia lezione di yoga.
Ero felice di vedere quelle persone che pucciavano i piedi alla riva perché al mare bisogna andarci anche quando piove.
Perché sì, il mare va vissuto anche quando il cielo piange, i colori sono differenti, le sensazioni del tutto nuove…

…perché solo se piove puoi vedere il mare quando piove.

Una fortuna, non credi?

Domani continuo con le risposte Amore Mio.

Intanto grazie della tua vicinanza.
Ti sento qui con me, in riva a questo mare di pioggia.

Erica, anzi Atmosferica.