Se Vuoi, Puoi.

“Parecchi chilometri più avanti, ormai quasi arrivati al primo obiettivo, veniamo colpiti in piena faccia da una visione. A bocca aperta fissiamo un po’ più avanti, a sinistra. Scopriamo il punto di incontro tra il foglio piatto di terra gialla che ci ha accompagnato fino a quel momento ed il mare. Rallentiamo e prendiamo una stradina laterale. Facciamo qualche centinaio di metri e arriviamo al bordo. Ci fermiamo. Siamo estasiati. In trance. La spianata bruciata termina bruscamente e precipita in mare, trasformandosi in scogliere mozzafiato dai colori stratificati, costantemente picchiate dalla forza delle onde che vi si infrangono senza pietà. Da un lato il cielo è ancora carico di nuvole scure ma dall’altro il sole è tutto impettito perché vuole colpire il mare, dandoci la possibilità di osservare avidamente le mille sfumature di azzurro che racchiude in sé. È tutto così selvaggio, crudo, mai toccato dall’uomo, millenario. I confini dell’Australia, quelli più aspri ed esposti, alti, impenetrabili, invivibili. Il vento ci scompiglia i capelli, il sole ci ferisce gli occhi ma non ce ne preoccupiamo. Quello che abbiamo di fronte è quello che tutti sognano di vedere prima o poi nell’arco della propria vita.”

“La storia di un’Immigrata allo Sbaraglio” di Francesca Cabaletti

Sono queste le parole che Francesca Cabaletti, nelle vesti di Immigrata allo Sbaraglio, utilizza nel suo libro per descrivere quella magica immagine che si presenta senza preavviso davanti ai suoi occhi, e a quelli di suo marito, durante la traversata del Nullarbor Plain, il deserto. Credo che sia riuscita a descrivere magnificamente e senza sforzo lo spettacolo che quella visione le abbia scaturito fuori e dentro, un insieme di colori e forze vitali che si incontrano in un punto.

Quel punto.

Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovata anche io a percorrere quella stessa strada infinita.

Chi l’avrebbe mai detto che avrei potuto constatare la potenza e la verità di quella descrizione che mi aveva tanto affascinata quanto lasciata incredula.

Mi sono trovata così ad inserire parole chiave nella sezione di ricerca del libro digitale che tengo gelosamente nel mio telefono, per andare a rileggere spezzettoni in cui lei descrive con tanta precisione ed emozione quell’indimenticabile esperienza. Quell’infinita traversata. Quelle strane emozioni che risultano incomprensibili fino a che non le si vive in prima persona.

Ora, rileggendo le sue parole, tutto è comprensibile, credetemi.

Ricordo che prima di partire, mi ritrovavo a leggere i suoi libri e i suoi articoli nei miei viaggi in treno che mi portavano al lavoro o la sera, prima di dormire. Fantasticavo dando colori e profumi alla mia immaginazione, chiedendomi se mi sarebbe stato possibile, un giorno, toccare con mano quella sabbia o sentire sulla mia pelle la salsedine trasportata dal vento impetuoso.

Leggevo senza riuscire a programmare perché la pianificazione della partenza era già troppo ingombrante ma, dentro di me, sapevo che mi sarei portata là dove il cuore batte più forte e la vita sembra quasi un sogno. Prima o dopo, mi sarei trovata in quel punto, dove ti rendi conto che tutto è possibile, anche il dolce incontro tra un’arida pianura ed un mare pieno di rabbia.

Mi sono così trovata anche io in quel posto, percorrendo la stessa stradina laterale di rossa terra battuta. Mi sono trovata anche io ad incassare potenti emozioni causate da giocosi scherzi della natura.

Uh…come si diverte.

Nel momento in cui stai respirando, ti colpisce con una folata che ti sposta di mezzo metro. Nell’attimo in cui stai per schiacciare il bottone sulla macchina fotografica, ti accorgi che il cielo ha cambiato improvvisamente colore e rimani lì a guardare pietrificata dimenticandoti di immortalare l’immagine. Nell’istante in cui pensi di aver osservato abbastanza, il mare esprime il suo disaccordo ricoprendoti di schizzi il viso.

Tutto questo è da vivere.

Questo è il motivo per cui sono qui.

Per vivere.

Sono qui per fare mie queste sorprese. Sono qui perché questa terra ti apre talmente tanto che non puoi più pensare di nasconderti dietro a inutili paure, ai “Potrei” e ai “Vorrei”. Sono qui perché se tutto questo esiste, è giusto che vada vissuto e io personalmente, non ci avrei mai rinunciato.

Ringrazio Francesca Cabaletti che nel suo libro autobiografico , ha stimolato all’ennesima potenza la mia voglia di scoperta e di ricerca, mi ha detto in tutte le salse che avrei potuto volare se solo avessi osato e che le storie del “Potrei” e del “Vorrei” sono tutte cazzate.

Quel punto di incontro ne è la testimonianza.

Se Vuoi, Puoi.

Erica, anzi Atmosferica.

Hello from Adelaide.

Tanti cari saluti da Adelaide.

Questo nome suona bene nella mia testa, mi piace.

Sembra quasi una città italiana, mi viene facile pronunciarla a differenza di Perth. Sì perché è sempre stato un problema capire come posizionare la lingua per dire correttamente quel nome. Vi giuro, però, che ho sempre evitato di italianizzarlo dicendo “PEEERT” con la “E” spalancata e la “T” dura come quella di un “TRONCO”.

Chiusa questa parentesi, siamo arrivati qui nella prima città che si tocca nel South Australia, provenendo dal Western. Dopo migliaia di chilometri nel vuoto, mi ha fatto effetto incontrare semafori rossi e dover pazientare in mezzo al traffico. Per un istante mi sono sentita nervosa ed insofferente nel dover aspettare tutto quel tempo. Muovevo le gambe e continuavo a cambiare posizione sul sedile.

“Dai! Forza!! Circolate!”

Se avessi avuto super poteri, avrei sicuramente velocizzato i tempi.

Non ci siamo subito addentrati nel centro preferendo rimanere nella zona residenziale di periferia, dove abbiamo fatto una tappa necessaria al supermercato e prenotato tre notti in campeggio.

Ci troviamo quindi già a casa, il cielo è azzurro e il prato è curato da qualche individuo assai preciso. Vando è parcheggiato su una piazzola di cemento rosso, allineato perfettamente con altri Van e Roulotte. Si sta bene senza le maniche e con le braghe corte, ma non c’è il caldo che abbiamo patito in questi giorni durante la traversata.

I quartieri periferici sono tranquilli. In ampi viali alberati sono disposte con precisione grandi case piatte e larghe, garage puntualmente incorporato nel lato destro della villa e jeep rigorosamente parcheggiato davanti. Sono tutte di colore rosso, marrone o beige e sono tenute alla perfezione, precise, ordinate e apparentemente nuove, pulite e ricche.

Netto contrasto con le case degli ultimi paesi del Western Australia. Nulla a che vedere con quelle zone abbandonate e prive di luce dove vedere una persona seduta in giardino a leggere un libro, sarebbe stato un vero miracolo.

Siamo vicini all’aeroporto e attaccati alla West Beach. Mi prenderò il tempo per andare a curiosare dietro a questa fila di alberi e siepi che mi separano dal mare, come per fare molto altro. Poi vedrete! Sopra le nostre teste, quindi, prendono il volo aerei bianchi e arancioni. Che effetto vederli decollare. Ripenso inevitabilmente a quando ho spiccato il volo e mi trovavo schiacciata dalla pressione a quel sedile che, nel giro di trenta secondi, aveva già preso la mia forma. Guardavo fuori dall’oblò, felice e curiosa di sapere quel che sarebbe stato di me. Ero tranquilla, non avevo paura e mi sentivo comunque al sicuro.

(Avrete già capito che oggi sto andando a ruota libera. Non sto seguendo un filo del discorso, ma è proprio questo il bello. Seguitemi voi!).

Oggi abbiamo quindi viaggiato per 309 chilometri, la distanza che separava Port Augusta da Adelaide. Inutile ribadire che sono state tre centinaia di spazi deserti, gialli e secchi. Due sagome al lato sinistro della strada hanno catturato la mia attenzione.

“Mattia rallenta…”

Ci avviciniamo, erano due ciclisti.

Papà erano due ciclisti!

Lui e lei, erano affaticati e molto attrezzati. Un sorriso di soddisfazione è comparso sul loro viso, quando hanno capito di essere i protagonisti della mia fotografia. Hanno alzato un braccio per salutare e per comunicare gratitudine. Non so da dove siano partiti, non so per quanti chilometri abbiano pedalato. Tenendo conto che nei 1900 chilometri che li precedevano, c’era il deserto più secco e aridamente assoluto che ci possa essere, credo proprio siano partiti da Perth. In questo momento staranno ancora pedalando ma devo dire che ormai sono decisamente a buon punto.

Stima e rispetto per loro.

Image

Ne approfitto e vi faccio vedere anche il maratoneta incontrato ieri nel tratto da Ceduna a Port Augusta. Ve ne ho parlato nell’articolo precedente e penso che vedere la sua immagine, renda la sua descrizione ancor più toccante. Alle sue spalle potete vedere la strada già da lui percorsa e vi invito a fare una riflessione: prendete quel tratto di circa un chilometro e moltiplicatelo per 1986 volte. Ecco, quell’uomo sta conquistando passo dopo passo ogni singolo metro di quel rotolo bollente che si stende sotto ai suoi piedi.

Un mito.

Image 3

Penso che la tenacia, la forza di volontà e lo spirito di avventura di queste persone, superi l’inimmaginabile.

Sono senza parole.


Nei giorni passati, mi sono arrivati parecchi messaggi indiretti da voi che leggete. Vorrei fare un appello a tutti gli amici di amici, parenti di parenti, cugini di cugini, amiche di sorelle e amici di genitori, dicendo che avrei il piacere di parlare direttamente con voi! Sarei curiosa di scambiare due parole con ognuno di voi, avendo così il riscontro che desidero.

Potete scrivermi qui sotto lasciando un commento, oppure se volete lasciarmi un messaggio, un’impressione o una critica in privato, potete farlo sia attraverso la pagina Facebook di Atmosferica  sia con una semplice e-mail a erica.maddaloni@gmail.com

A domani!

Erica, anzi Atmosferica.

Il vuoto del vento.

Qui a Caiguna, il forte vento fresco non si è ancora preso un attimo di riposo da ieri sera.
Partiti da Norseman, ci siamo fermati qui per la notte dopo 350 desertici chilometri. Quasi quattro ore di emozioni nuove, di frizzante adrenalina che aumentava sempre più man mano che scorrevano veloci le aride miglia.

Questa è quindi la prima sosta sulla strada che ci porterà ad Adelaide, una strada lunga 1986 chilometri. Penserete a Caiguna immaginandola come un piccolo paesino. Vi sbagliate. Posso elencarvi brevemente quello che il posto offre: un benzinaio, un povero bar, un “campeggio”.

Sulla strada sono numerose le aree in cui cartelli blu, segnalano che è possibile la sosta gratuita di 24 ore. Abbiamo optato, però, per un campeggio in modo da avere la possibilità di farci una doccia e lavare via la stanchezza e il sudore della giornata ventosa e molto calda.
Il sole tramonta circa un’ora prima del solito. Ieri sera alle 18.30 era già buio, questo perché ci stiamo dirigendo sempre più verso est e verso il confine tra Western Australia e South. Supereremo quindi, nel giro di due giorni, la linea che divide le due regioni, trovandoci a spostare la lancetta dei nostri orologi di ben due ore e mezza in avanti in un paese che prende il nome di Border Village (Il villaggio di confine).

🙂

Lì la nostra giornata si allungherà nuovamente e non avremo più la sensazione di vivere una piena stagione estiva con giornate più brevi di quelle invernali. Non so se mi spiego.

Ieri sera, quindi, abbiamo cucinato fusilli al pesto utilizzando il fornello da campeggio. Una torcia ci permetteva di orientarci nel buio mentre attirava a se moscerini fortunatamente non pungenti.
I nostri amici inglesi, Jonny e Jamie, hanno riscaldato cibi in scatola già pronti dove il bacon non poteva mancare.

È stata la prima esperienza da veri viaggiatori. Appena dopo la cena una bufera di sabbia ci ha costretti a fare ordine velocemente evitando di perdere nel vento sacchetti, bicchieri o posate. È stato difficile e per un momento ho quasi pensato di fregarmene… Cercando riparo dentro a Vando.

Verso le 22 già dormivamo. Mentre cercavo di prendere sonno una strana sensazione di piccolezza mi ha assalito. Per la prima volta mi sono sentita minuscola e in balìa della natura, impotente e grande quanto un granello di quella sabbia che volava impetuosa.

Mi sono sentita parte integrante della natura ma allo stesso tempo, colpita con violenza.

È stato bello ma anche brutto. Mi sono addormentata salutando la Terra, immaginando una distesa di niente attorno a me e tutte le persone a me vicine, molto lontane.

Prima di chiudere gli occhi ho proprio mandato un pensiero alla mia Mamma, al mio Papà, alle mie Sorelle e alle mie meravigliose Amiche.

In quel momento mi sono subito sentita piena in questo immenso e indescrivibile vuoto.

Erica, anzi Atmosferica.

Ricapitolando, prima del grande passo.

Lasciamo Norseman per procedere verso la East Coast.

Sì, lo sto dicendo veramente, lo sto davvero scrivendo.

Questa è una comunicazione ufficiale.

Salutiamo l’ultimo paesino del Western Australia, con un filo di magone e un forte grazie per tutto quello che, insieme agli altri luoghi visitati, ci ha regalato. Norseman è una piccola frazione situata esattamente al bivio, è una scommessa, un nuovo inizio per chi decida di svoltare verso quella lunga strada che percorre il deserto, il niente, il nulla più assoluto per un migliaio di chilometri. È un arcobaleno, un tramonto rosa, la desolazione e il disagio.

Ve ne avevo già parlato…ricordate?

Vorrei elencare insieme a voi i segnalibri che hanno meritato e richiesto una pausa nella lettura di questo meraviglioso libro. Lasciata la città di Perth il 16 Gennaio, ci siamo diretti verso Wave Rock, nell’entroterra a est.
La meta successiva è stata l’area sud della costa occidentale dove avremmo cercato lavoro in Farm per mettere insieme il giusto gruzzolo per proseguire il viaggio. Le prime soste presso Manjimup e Margaret River, non ci hanno offerto nessuna possibilità di lavoro visto che le stagioni della raccolta non erano ancora iniziate. Una forte perturbazione ha fatto ombra per una decina di giorni, periodo in cui non abbiamo sottovalutato l’idea di esplorare le meraviglie della zona. Dunsborough, Busselton, Augusta e Cape Leeuwin sono state le cittadelle prescelte da aggiungere al nostro itinerario, ognuna con una curiosità da offrire. Di nuovo alla ricerca di lavoro, ci siamo spostati a Pemberton dove nel giro di due giorni ci siamo trovati ad imballare Avocados e soggiornare per tre settimane in compagnia di un simpatico gruppo di Backpackers. Durante la breve, ma non per questo povera, stagione lavorativa, non sono mancate gite di intere giornate ad Hamelin Bay e a Bunbury.

Spettacolari.

Ripreso il viaggio il 17 Febbraio, abbiamo proseguito sulla costa sud del Western Australia, procedendo verso Est. Tappe d’obbligo sono state quelle di Greens Pool, Denmark, Albany ed Esperance.
Da quest’ultima, è stata nostra decisione quella di spostarci verso nord nell’entroterra abbandonando alle nostre spalle l’oceano e la sua grandezza. Ci siamo diretti così a Kalgoorlie dove una miniera d’ORO ha attirato la nostra curiosità facendoci decidere di deviare appositamente.
Ora siamo Norseman, in partenza alla volta della costa est.

So perfettamente di aver gettato nero su bianco troppi nomi senza molta creatività ma l’ho fatto per chi volesse ripercorrere velocemente il nostro viaggio, per chi stia per partire da Perth con la stessa idea e per chi si sia connesso recentemente con la mia storia.

Inserendo i nomi di questi principali luoghi toccati, potreste farvi un’idea ben chiara del tragitto percorso, individuando anche il punto in cui ci troviamo oggi, il bollino rosso di non ritorno.

Un’altra partenza ci vede protagonisti insieme ad amici inglesi e avrò modo di parlarvi di loro prossimamente, sperando di riuscire a trovare una buona connessione per comunicare. Da oggi si volta pagina e si scrive un nuovo titolo, un’esperienza di traversata ci vedrà protagonisti insieme ad emozioni nuove e inimmaginabili.

Il cosiddetto “Nullarbor” è identificato come un’area piatta e desertica, percorsa da una strada ESATTAMENTE DIRITTA per 146.6 km. Nessuna svolta, nessun cartello in un paesaggio arido e secco.

Il NULLA….RBOR

APPUNTO…

🙂

Beh ragazzi, ci sarà da ridere. Sono abbastanza su di giri e sento l’adrenalina in corpo. La sensazione è un po’ come quella del salto nel vuoto, sentirò il cuore in gola e l’infinito addosso.
Riserve di acqua, benzina, olio e liquido refrigerante sono in abbondanza.

Con un nodo alla gola ora vi saluto. Ci sentiamo domani, o almeno spero.

Erica, anzi Atmosferica.