Un motivo c’era.

Forse serve una mattina tranquilla anche se un po’ influenzata per lasciare che il corpo si rilassi e che la mente torni a viaggiare un po’.
Forse serve una fotografia ricevuta da Valentina, una mappa di quel Paese lontano che ancora oggi mi rende orgogliosa dei passi da gigante che mi ha fatto fare per poterlo attraversare tutto, da Ovest a Est.

Leggo dei nomi, vedo le poche e lunghe strade tracciate di rosso, le ripercorro con Amore ma senza nostalgia.
Lí ci sono andata davvero.
Un posto lontano di cui ricordo la fatica mentale, la mancanza di casa unita alla voglia di farcela. Un viaggio di scoperta e rivelazione che mi ha permesso di affermare la mia forza, il mio coraggio, la mia grande libertà, il mio “io”, il mio potere, i miei desideri.

“Australia” per me non vuol dire “canguri e ragni” ma molto di più. Per me significa Viaggio Interiore, cielo immenso e lunghe strade infinite.

Per me “Australia” è sinonimo di grandezza e infinito, indipendenza emotiva e fisica, lavoro stancante e tanta natura.

“Australia” è nel mio cuore e a volte me ne dimentico, concentro tutta l’attenzione sul presente senza pensare a quel posto che mi ha fatto rinascere, mi ha fatto imparare che “Se vuoi, Puoi” e che oltre alle meraviglie naturali c’è molto altro da scoprire, basta volerlo cercare e trovare.

Sono quasi felice, oggi, di non essere troppo in forma. Il mio corpo si è fermato per un motivo.

Sono contenta di poter volare su quell’aereo della mia crescita e sulle ali di quella scelta presa con grande coraggio. Un biglietto di sola andata, pochi soldi in tasca, la preoccupazione dei miei genitori e troppa voglia di dimostrare che “Un motivo c’era” e che dovevano fidarsi di me.

Dovevo fidarmi di me.

Mi serve guardare una cartina, mi serve leggere il nome della città di Perth in cui sono arrivata ma da cui non sono partita. Mi serve leggere Indian Ocean per rivedere onde alte e travolgenti, per sentire l’acqua gelida che mi bagnava i piedi e che voleva portarmi via, il vento forte e la sabbia dritta dritta sugli stinchi, gli schizzi in faccia, i surfisti che erano tanto bravi e coraggiosi ma mai troppo belli come tutti pensano.
I gabbiani sempre compagni, le rocce che cambiavano colore, i miei occhi illuminati dal cielo stellato, la notte.

Poi ritrovo il Nullarbor Plain, una distesa di niente e di sete, il vuoto più assoluto che ho riempito di pensieri, chilometro dopo chilometro. Auto-analisi, canzoni, risate al vento e tante fotografie. Uh, quante.

Detto questo…

Auguro a te, di ritrovarti nel deserto delle paure e delle incertezze per capire chi sei e da dove vieni, ma soprattutto dove vuoi andare.
Lí dove la mente è persa, l’unica possibilità che hai è creare la tua strada e farla tua in ogni curva e ostacolo.

Decidi tu la rotta della tua vita, lasciati guidare dalla tua essenza, e non potrai che prendere la direzione giusta.

Erica, anzi Atmosferica.

Il meglio di me.

Ecco che in un batter d’occhio, mi trovo a scrivervi dal Victoria, la Regione che ospita la città di Melbourne. In pochi giorni ci siamo lasciati alle spalle il Western Australia e il South, posizionandoci così ai posti di blocco per una nuova meta. La strada che ci separa dalla grande città si chiama Great Ocean Road e anche solo il nome può dirvi molto. È uno dei tratti più spettacolari dell’Australia a cui è difficile rinunciare scegliendo così di percorrerlo non badando a strade alternative, più brevi.

La connessione Wi-Fi in questo campeggio di Warrnambool è potente e stranamente di durata giornaliera. Posso così prendermi la calma di scrivervi e sbizzarrirmi più tardi sul web facendo un sano zapping tra siti di mio interesse.

Oggi me la godo.

Siamo partiti stamattina da Mount Gambier (Sembra anche a voi un nome francese?) dove abbiamo passato la notte e prima di riaccendere i motori, abbiamo visitato il Blue Lake. Un lago formatosi nella bocca di un vulcano che mette a tacere ogni possibile lamentela o borbottìo. Sulla ringhiera lucchetti colorati, di amici o innamorati, hanno attirato la mia attenzione diventando parte integrante del paesaggio, della visione.

Una giornata grigia e umida ci ha accompagnato fino a qui, per 187 chilometri verso sud-est.

Per combattere con il problemino di cui vi ho parlato ieri, mi sono piazzata alla guida, ricercando stimoli creativi nella concentrazione. Quando si viaggia, tutto passa veloce ma può succedere che pensieri birichini, vogliano essere ancora più veloci azzardando con un sorpasso sulla sinistra (Qui è vietato!!). Ti trovi così sorpreso e impotente davanti a un azzardo del genere, vai su tutte le furie ma devi placare l’istinto di accelerare per corrergli dietro.

È difficile ma devi, altrimenti finisci per farti male.

Nel tragitto abbiamo deviato per Portland, un paesino sulla punta di una piccola penisola, attraversando valli verdi coperte dalla nebbia. Eh sì, una fitta nebbia. Il paesaggio era collinare e la strada seguiva le sue curve, mucche nere nere pascolavano nutrendosi di sana erba e pecore grigie grigie si intonavano con il cielo. Non avrei mai pensato di imbattermi in banchi di nebbia del genere ma appunto per questo, è stato suggestivo. Sorprendente.

Sulla punta di Portland, ho visto l’orizzonte dell’oceano annebbiato e ho iniziato a “canticchiare” inconsciamente quella poesia di Carducci che la Maestra Enza mi aveva fatto imparare a memoria alla scuola elementare.

“La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar.”

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La prima strofa faceva così e continuavo a ripetere quella perché parlare de  “l’aspro odor dei vini” o dello spiedo che gira sui ceppi accesi scoppiettando, mi sembrava del tutto fuori luogo.

🙂

La Maestra Enza.

Che ricordi che ho rispolverato…

Mi voleva bene ed ero la sua seconda preferita dopo la Bonfanti, la sua cocca nonché mia migliore amica. Ricordo che quando aveva bisogno di un quaderno di italiano per ricordare a che punto si fosse fermata con la spiegazione la lezione precedente, chiedeva sempre il suo. Il mio lo chiedeva solo quando la Bonfanti era assente.

Iniziai così a scrivere come lei e a comportarmi come lei perché sotto sotto, avrei voluto essere io la cocca della Maestra Enza. Ricordo che era una signora di mezza età e portava occhiali da vista con lenti spesse spesse. Sulle sue labbra non mancava mai un filo di rossetto e sulle sue unghie uno smalto rosato. Quando si arrabbiava faceva abbastanza paura e quando si lasciava andare a momenti di dolcezza, mangiava il suo Pocket Coffee che custodiva golosamente nel taschino.

Al momento di imparare le poesie a memoria diventavo matta. Mia mamma mi aiutava e ricordo che ripetevo la stessa manfrina più e più volte, commettendo più e più volte gli stessi dannati errori.

Invece che dire…

“Va l’aspro odor dei vini..”

dicevo…

“Va l’aspro odore del vino…”

Banale errore che toglieva poesia alla poesia. Non riuscivo ad immedesimarmi nello scrittore, nella sua mente, nelle immagini da lui descritte. Studiavo come fossi una macchinetta, senza capire il significato di quei versi in rima che mi facevano impazzire per lunghe ore. Al momento dell’interrogazione, mi batteva il cuore, mi sudavano le mani e ripetevo meccanicamente quel che avevo ripassato fino alla noia, la sera precedente.

Volevo essere perfetta, almeno come la Bonfanti. Volevo prendere un bel voto e tornare a casa soddisfatta dalla mamma. Ogni volta però, qualcosa mi bloccava e non riuscivo mai a dare il meglio di me.

Vorrei incontrare la Maestra Enza, vorrei farle leggere una poesia scritta da me. Magari quella che ho scritto quando “Il deserto, mi ha parlato.” oppure quella che ho scritto su “Una panchina blu e bianca…” in quel poetico 4 Dicembre. Vorrei recitargliela e prendere finalmente un voto, il mio voto.

Il meglio di me.

Erica, anzi Atmosferica.

Il vuoto del vento.

Qui a Caiguna, il forte vento fresco non si è ancora preso un attimo di riposo da ieri sera.
Partiti da Norseman, ci siamo fermati qui per la notte dopo 350 desertici chilometri. Quasi quattro ore di emozioni nuove, di frizzante adrenalina che aumentava sempre più man mano che scorrevano veloci le aride miglia.

Questa è quindi la prima sosta sulla strada che ci porterà ad Adelaide, una strada lunga 1986 chilometri. Penserete a Caiguna immaginandola come un piccolo paesino. Vi sbagliate. Posso elencarvi brevemente quello che il posto offre: un benzinaio, un povero bar, un “campeggio”.

Sulla strada sono numerose le aree in cui cartelli blu, segnalano che è possibile la sosta gratuita di 24 ore. Abbiamo optato, però, per un campeggio in modo da avere la possibilità di farci una doccia e lavare via la stanchezza e il sudore della giornata ventosa e molto calda.
Il sole tramonta circa un’ora prima del solito. Ieri sera alle 18.30 era già buio, questo perché ci stiamo dirigendo sempre più verso est e verso il confine tra Western Australia e South. Supereremo quindi, nel giro di due giorni, la linea che divide le due regioni, trovandoci a spostare la lancetta dei nostri orologi di ben due ore e mezza in avanti in un paese che prende il nome di Border Village (Il villaggio di confine).

🙂

Lì la nostra giornata si allungherà nuovamente e non avremo più la sensazione di vivere una piena stagione estiva con giornate più brevi di quelle invernali. Non so se mi spiego.

Ieri sera, quindi, abbiamo cucinato fusilli al pesto utilizzando il fornello da campeggio. Una torcia ci permetteva di orientarci nel buio mentre attirava a se moscerini fortunatamente non pungenti.
I nostri amici inglesi, Jonny e Jamie, hanno riscaldato cibi in scatola già pronti dove il bacon non poteva mancare.

È stata la prima esperienza da veri viaggiatori. Appena dopo la cena una bufera di sabbia ci ha costretti a fare ordine velocemente evitando di perdere nel vento sacchetti, bicchieri o posate. È stato difficile e per un momento ho quasi pensato di fregarmene… Cercando riparo dentro a Vando.

Verso le 22 già dormivamo. Mentre cercavo di prendere sonno una strana sensazione di piccolezza mi ha assalito. Per la prima volta mi sono sentita minuscola e in balìa della natura, impotente e grande quanto un granello di quella sabbia che volava impetuosa.

Mi sono sentita parte integrante della natura ma allo stesso tempo, colpita con violenza.

È stato bello ma anche brutto. Mi sono addormentata salutando la Terra, immaginando una distesa di niente attorno a me e tutte le persone a me vicine, molto lontane.

Prima di chiudere gli occhi ho proprio mandato un pensiero alla mia Mamma, al mio Papà, alle mie Sorelle e alle mie meravigliose Amiche.

In quel momento mi sono subito sentita piena in questo immenso e indescrivibile vuoto.

Erica, anzi Atmosferica.

Itinerario di viaggio.

Oggi voglio parlarvi in maniera dettagliata del nostro itinerario di viaggio portato a termine due giorni fa con l’arrivo a Exmouth. Vi ho descritto paesaggi e sensazioni, emozioni e colori, ma forse ad oggi non vi sono chiare le tappe e le località scelte per sostare.

Non mi sono mai soffermata su alcuni punti degni di nota.

Come vi ho già detto nell’articolo “La vita da campeggio”, ci siamo trovati particolarmente bene nelle aree camping incontrate sulla strada, in alcune delle quali abbiamo anche trascorso più di una notte.

Una volta lasciata Perth, abbiamo deciso di salire lungo la costa, percorrendo la Indian Ocean Drive (60). L’unica strada che scorre lungo la west coast. Ad un certo punto del percorso, però, questa si immette nella Highway 1.

Impossibile sbagliare.

Procedo ora con un elenco in modo che possiate geo-localizzare, passo per passo, ogni punto sulla vostra mappa:

Tappa 1: Perth – Lancelin 

129 km – Indian Ocean Drive

Campeggio: Lancelin North End Caravan Park

Telefono: (08) 9655-1115

Cosa vedere: Lancelin Sand Dunes

Commento:  Le dune di sabbia bianca tolgono il fiato. Una distesa di pace e meraviglia.

Tappa 2: Lancelin – Green Head 

139 km – Indian Ocean Drive

Campeggio: Green Head Caravan Park

Telefono: (08) 9953-1131

Cosa vedere: The Pinnacles Desert

Commento: Un quadro da incorniciare.

Tappa 3: Green Head – Geraldton 

170 km – Indian Ocean Drive + Highway 1

Ostello: Foreshore Backpackers

Telefono: (08) 9921-3275

Cosa vedere: Dongara, Port Denison e Geraldton

Commento: Abbiamo optato per l’ostello perché era la sera di capodanno. Camere spaziose, bagni puliti e personale molto accogliente.

Tappa 4: Geraldton – Kalbarri 

156 km – Highway 1

Campeggio: Murchison Caravan Park

Telefono: (08) 9937-1005

Cosa vedere: The Pink Lake (Port Gregory), Kalbarri National Park

Commento: Madre Natura si è davvero superata.

Tappa 5: Kalbarri – Denham

375 km – Highway 1

Campeggio: Denam Seaside Tourist Village

Telefono: (08) 9948-1242

Cosa vedere: Hamelin Pool, Shell Beach, The Ocean Park Aquarium, Monkey Mia

Commento: Abbiamo sostato per tre notti, avevamo bisogno di rallentare la corsa. Suggerisco di trascorrere una notte nel resort di Monkey Mia dove la mattina presto simpatici delfini si avvicinano alla riva.

Tappa 6: Denham – Carnarvon 

326 km – Highway 1

Campeggio: Coral Coast Tourist Park

Telefono: (08) 9941-1438

Cosa vedere: NIENTE

Commento: È stata una tappa obbligata e intermedia. Il consiglio è quello di approfittare del centro commerciale nel paese, i prezzi sono molto più bassi rispetto a quelli dei piccoli supermarket sempre presenti lungo il tragitto.

Tappa 7: Carnarvon – Coral Bay

238 km – Highway 1

Campeggio: Peoples Park Caravan Village

Telefono: (08) 9942-5933

Cosa vedere: Coral Bay

Commento: Una volta arrivati a destinazione, abbiamo deciso di sostare due giorni. Il campeggio era a due passi dalla spiaggia, un paradiso. Procuratevi maschera e boccaglio.

Tappa 8: Coral Bay – Exmouth

152 km – Minilya Exmouth Road

Campeggio: Exmouth Cape Holiday Park

Telefono: (08) 9949-1101

Cosa vedere: Cape Range National Park

Commento: Un problema alla macchina, ci ha costretti a sostare per tutto il weekend. Relax forzato per tre giorni. Voto molto alto al campeggio, il più attrezzato e meglio gestito.


 

Bene amici, un itinerario niente male. Chi volesse esplorare le esplosioni della natura del Western Australia, potrebbe benissimo seguire questa mini-guida che ho scritto con tanta concentrazione.

L’essenziale è qui a portata di mano.

Buon Viaggio!

Erica, anzi Erica, Mattia e Francesca.