Vorrei essere una stella.


Sii curioso ed imprevedibile.
Non permettere mai a nessuno di poter calcolare le tue mosse e le tue idee.

Sii deciso nel compiere una scelta e nel portarla a termine. Non permettere mai a nessuno di pensarti inadeguato, non all’altezza, poco determinato.

Sii anche determinante nel risultato, mettici passione e coraggio, forza e motivazione.

Non permettere mai ai tuoi sogni di credersi più grandi di te, non sentirti mai esagerato nel pretendere il meglio dal tuo futuro.

Sii sempre pronto e tieni gli occhi aperti. La qualsiasi occasione potrebbe camminare sotto ai tuoi occhi in qualsiasi istante.

Sii grato alla vita ogni giorno, sii felice e sorridi sempre. Non aver paura di esprimere la tua opinione ma cerca di farlo con i dovuti modi.

Studia il tuo modo di fare e la tua persona, impara da te e dagli altri. Correggi gli errori, amati e ringraziati.

Sii gentile ed educato ma non farti mettere i piedi in testa da nessuno. Loro non sanno chi c’è dentro di te, loro non sanno da dove vieni, loro non sanno che cosa è accaduto.

Sii predisposto al cambiamento e abbi la forza di lanciarti nel vuoto. Non sempre si cade, qualche volta si può spiccare il volo.

Io questo l’ho provato, l’ho testato, ho volato.

Te lo giuro.

Cerca di giorno in giorno un nuovo spunto, un nuovo trampolino di lancio. Che siano due occhi o una mano, che sia una storia o una parola.

Fai della tua vita un’opera d’arte o una sala giochi, un lunapark pieno di giostre, saltimbanchi, luci e voci.

La sera nel letto fai respiri profondi, pensa al cielo infinito e alle stelle disperse. Stanno lassù senza nome come a dire:

“Siamo ugualmente belle”.


Io la stella la farei di professione, starei ferma ad emanare luce.

Da lassù vedrei cose che vuoi umani non potreste vedere, canterei ninnananne e farei da lume alle cene romantiche.

Con piacere.

Mi poserei sulla spalla di colui che piange, salterei giù dal cielo per fare promesse.

Mi ci sento davvero a volte, quando mi dicono di non smettere mai di splendere.

Di stelle ce ne sono tante ma farei la grande fatica di accenderle tutte quante.

Su e giù per l’universo, ininterrottamente.

Perchè le stelle son sogni e non potrei lasciarle spente.

Buonanotte.

Erica, anzi Atmosferica.

Ciao Amici.

Ho scritto per i miei amici,
quelli veri,
una filastrocca.
L’ho recitata una sera, davanti a loro e con il sorriso in bocca.
La ripropongo qui di seguito per farti partecipare,
con grande piacere.

Erano presenti tutti quanti, le mie stelle cadenti.
Era il mio compleanno.
Sono 26 quest’anno.
Sorridendo leggevo dedicando ad ognuno uno sguardo.
È stato speciale ma lascio giudicare a te,
dalle parole.

Dovresti cercare di visualizzare ognuno di loro,
in un’immagine semplice che,
con amore,
coloro.


14 gennaio 2017

Ciao Amici.
Che bello avervi qui stasera.

Sono sincera,
è un’emozione vera.

Ora che la storia è cominciata,
ognuno di voi penserà che sono la solita svitata.

Con le parole mi piace arrivare dove il cuore parla,
e questa qualità,
ho deciso di sfruttarla.

Tra voi vedo amici nuovi e vecchi,
maturi o acerbi,
sorelle e “fratelli”.

Sono felice,
ma soprattutto ricca di voi.
Preziosi gioielli.
Ma quanto siete belli?

Ho riunito in un tavolo la mia famiglia.
Non quella che mi ha creato ma quella che comunque mi somiglia.
Perchè, prima di dire che io ho scelto voi,
mi piace pensare che voi avete scelto me.
Se siete qui, c’è un perché!

Lo sapete che sono così, poetessa nel profondo,
ciclone nella giusta occasione e poi capricorno,
ascendente scorpione.

Sono fuoco e passione,
sono il vento nel mare,
sono un pesce in continua ricerca,
in questo interminabile girare.

Confermate?

E ora parlerei un pò di voi, cari i miei eroi.

Parlerei di te nata con me nel mese di gennaio.
Sei sorella, spesso dicono anche gemella e poi…
Sei bella.
Io vorrei per una volta soffiare con te la candelina,
che ne dici Ciambellina?

Ad occhi chiusi pesco il nome di Mattia.
Con grande piacere e onore ti presento tutti quanti,
qui nella città dei miei sogni.
A Milano adoro fantasticare
proprio come quando era il momento di viaggiare.

Beatrice,
preferisci che ti chiami pittrice?
Tu che grandi cuori rossi dipingi, tra le mie certezze alloggi.
Oggi come ieri, fai tuoi i miei pensieri di domani
e dimmi che rimani.

Silvia, come stai?
Tu e Mariolini siete per me una casa calda, un morbido divano,
l’affettato arrotolato su un grissino.
Una cioccolata con panna, due cuori e una capanna.
Grazie delle coccole e delle risate,
grazie della semplicità che sempre mi insegnate.

Francesca?
Ciao!
Tu che eri l’amica dell’amica.
Ora chi sei?
Sei la mia acqua pulita e il mio sapone al lampone,
chiarezza di pensiero ed emozione.
Io sono felice di starti accanto,
qui ed ora,
intoniamo il nostro segreto canto.

<

p style=”text-align: left;”>Chiara.
Riccia o liscia?
 Bionda o mora?
La bionda mi insegna dolcezza,
la mora ogni tanto mi accarezza.
La liscia è bella e curiosa, ha gli occhi grandi, è una mimosa.
La riccia sprizza simpatia da tutti i pori, quando c’è pulsa come mille cuori.

Luca Gatti sei un uomo da sposare.
“Forza fanciulle, fatevi avanti e fatelo ballare!”
Amante del buon mangiare e del ben dormire,
sei curioso, intelligente e sempre figo nel vestire.

Valentina,
Amante del buon gusto e del silenzio,
con tuo stile abbini accessori ad ogni nuovo inizio.
Siamo diverse, opposte e spesso contorte però ci amiamo follemente ed il nostro legame è forte.

Ehi dolce Marta, diventi zia?
Con quegli occhi scuri e quel sorriso luminoso indicherai la via.
Immagino il tuo viso vicino a quello del mare ed è bello,
quando mi lascio andare.

Alessandra, tenero muso.
Ti vedo in continua scalata ed ascesa, sei forte e potente, sei pura di sorgente.
Ti auguro di vincere ogni scommessa
ma a prescindere da ciò,
sei la mia campionessa.

Alessandro hai tante passioni eh?
Io non sono poetica come la zia ma adesso mi concentro, e via…lascio la scia.
La lascio come te, sulla neve fresca di montagna,
con quel tuo sguardo buono come un pandispagna.

Qui stasera, Marisol splende come sempre di una luce tutta sua.
Buona fortuna amica mia.
Ti auguro presto di realizzare i sogni nel cassetto
e di offrire a tutti quanti un buon confetto.

<

p style=”text-align: left;”>Laura, mamma mia.
Ricordo di te l’immagine dei tuoi capelli.
Erano gialli, rosa, viola e forse anche verdi.
Tra me e me pensavo:
”Che matta!”
Ora guarda qui, che mi sono fatta!
Vogliamo parlare di Cecilia?
Sento verso di lei un bene speciale, mi rende felice,
è fantasticamente vitale.
Sorride con gli occhi come anche tu sai fare e profuma di buono.
È tutta da baciare.

Elisa e le mie sorelle.
Le mie stelle più belle.
Voi fate luce dal cielo ed è grazie a voi che non mi perdo.
Senza di voi sarebbe tutto buio e lento,
spento.
Non esisterebbe l’oro ma solo l’argento.

Non dovevi esserci ma alla fine sei arrivato,
Andrea,
amico mio quanto mi sei mancato.
Prometti di non perdere mai energia e vita,
perchè per te non esiste salita.

Bene, torniamo a noi…
Grazie di tutto Amici miei,
Siete tutto quello che ho e che in un’altra vita vorrei.


Erica, anzi Vostra Atmosferica.

Il meglio di me.

Ecco che in un batter d’occhio, mi trovo a scrivervi dal Victoria, la Regione che ospita la città di Melbourne. In pochi giorni ci siamo lasciati alle spalle il Western Australia e il South, posizionandoci così ai posti di blocco per una nuova meta. La strada che ci separa dalla grande città si chiama Great Ocean Road e anche solo il nome può dirvi molto. È uno dei tratti più spettacolari dell’Australia a cui è difficile rinunciare scegliendo così di percorrerlo non badando a strade alternative, più brevi.

La connessione Wi-Fi in questo campeggio di Warrnambool è potente e stranamente di durata giornaliera. Posso così prendermi la calma di scrivervi e sbizzarrirmi più tardi sul web facendo un sano zapping tra siti di mio interesse.

Oggi me la godo.

Siamo partiti stamattina da Mount Gambier (Sembra anche a voi un nome francese?) dove abbiamo passato la notte e prima di riaccendere i motori, abbiamo visitato il Blue Lake. Un lago formatosi nella bocca di un vulcano che mette a tacere ogni possibile lamentela o borbottìo. Sulla ringhiera lucchetti colorati, di amici o innamorati, hanno attirato la mia attenzione diventando parte integrante del paesaggio, della visione.

Una giornata grigia e umida ci ha accompagnato fino a qui, per 187 chilometri verso sud-est.

Per combattere con il problemino di cui vi ho parlato ieri, mi sono piazzata alla guida, ricercando stimoli creativi nella concentrazione. Quando si viaggia, tutto passa veloce ma può succedere che pensieri birichini, vogliano essere ancora più veloci azzardando con un sorpasso sulla sinistra (Qui è vietato!!). Ti trovi così sorpreso e impotente davanti a un azzardo del genere, vai su tutte le furie ma devi placare l’istinto di accelerare per corrergli dietro.

È difficile ma devi, altrimenti finisci per farti male.

Nel tragitto abbiamo deviato per Portland, un paesino sulla punta di una piccola penisola, attraversando valli verdi coperte dalla nebbia. Eh sì, una fitta nebbia. Il paesaggio era collinare e la strada seguiva le sue curve, mucche nere nere pascolavano nutrendosi di sana erba e pecore grigie grigie si intonavano con il cielo. Non avrei mai pensato di imbattermi in banchi di nebbia del genere ma appunto per questo, è stato suggestivo. Sorprendente.

Sulla punta di Portland, ho visto l’orizzonte dell’oceano annebbiato e ho iniziato a “canticchiare” inconsciamente quella poesia di Carducci che la Maestra Enza mi aveva fatto imparare a memoria alla scuola elementare.

“La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar.”

IMG_6358

La prima strofa faceva così e continuavo a ripetere quella perché parlare de  “l’aspro odor dei vini” o dello spiedo che gira sui ceppi accesi scoppiettando, mi sembrava del tutto fuori luogo.

🙂

La Maestra Enza.

Che ricordi che ho rispolverato…

Mi voleva bene ed ero la sua seconda preferita dopo la Bonfanti, la sua cocca nonché mia migliore amica. Ricordo che quando aveva bisogno di un quaderno di italiano per ricordare a che punto si fosse fermata con la spiegazione la lezione precedente, chiedeva sempre il suo. Il mio lo chiedeva solo quando la Bonfanti era assente.

Iniziai così a scrivere come lei e a comportarmi come lei perché sotto sotto, avrei voluto essere io la cocca della Maestra Enza. Ricordo che era una signora di mezza età e portava occhiali da vista con lenti spesse spesse. Sulle sue labbra non mancava mai un filo di rossetto e sulle sue unghie uno smalto rosato. Quando si arrabbiava faceva abbastanza paura e quando si lasciava andare a momenti di dolcezza, mangiava il suo Pocket Coffee che custodiva golosamente nel taschino.

Al momento di imparare le poesie a memoria diventavo matta. Mia mamma mi aiutava e ricordo che ripetevo la stessa manfrina più e più volte, commettendo più e più volte gli stessi dannati errori.

Invece che dire…

“Va l’aspro odor dei vini..”

dicevo…

“Va l’aspro odore del vino…”

Banale errore che toglieva poesia alla poesia. Non riuscivo ad immedesimarmi nello scrittore, nella sua mente, nelle immagini da lui descritte. Studiavo come fossi una macchinetta, senza capire il significato di quei versi in rima che mi facevano impazzire per lunghe ore. Al momento dell’interrogazione, mi batteva il cuore, mi sudavano le mani e ripetevo meccanicamente quel che avevo ripassato fino alla noia, la sera precedente.

Volevo essere perfetta, almeno come la Bonfanti. Volevo prendere un bel voto e tornare a casa soddisfatta dalla mamma. Ogni volta però, qualcosa mi bloccava e non riuscivo mai a dare il meglio di me.

Vorrei incontrare la Maestra Enza, vorrei farle leggere una poesia scritta da me. Magari quella che ho scritto quando “Il deserto, mi ha parlato.” oppure quella che ho scritto su “Una panchina blu e bianca…” in quel poetico 4 Dicembre. Vorrei recitargliela e prendere finalmente un voto, il mio voto.

Il meglio di me.

Erica, anzi Atmosferica.

Il deserto, mi ha parlato.

Il deserto,
nel suo perpetuo vagare,
Si mostra a scatti scattanti
ma come un infinito mare.

Il deserto, qui, non è di sabbia.
Ci sono anche fitti boschi,
ai lati di una lunga strada,
piena di ritocchi.

Il deserto è calmo, pieno di colori
Per non parlare poi…
Di uccelli neri che volano lontani,
sprizzando libertà,
proprio da tutti i pori.

Il deserto non parla e nessuna cosa dice,
ma se presti attenzione,
grida,
sussurra,
canta insieme a te ogni canzone che ti si addice.

Il deserto è pieno.
Che sia di cielo o di aria nei polmoni,
tutto è saturo.
Mi sembra di essere un alieno.

Il deserto ama la vita.
Grida di paura inseguendo il sole che lo invita.
Si srotola in mille forme, esprimendo indecisione ad ogni viaggiatore conforme.

Il deserto mi voleva, mi chiamava e urlava.
Qui nel nulla maledetto, percepisco quanto già mi amava.
Mi tirava perché era cosa giusta,
mi invogliava senza una frusta,
mi ha rapita senza dita e mi ha trascinata appena dopo che mi fossi capìta.

Il deserto è una riserva piana e senza ostacoli.
Molti maratoneti sono passati di qui,
tanti ciclisti e altrettanti uomini che per attraversarlo hanno fatto miracoli.

Il deserto mi è piaciuto.
Ogni viaggiatore dall’altro lato esprime un saluto.
Ci si intende dalle due parti, ci si scambia un…

“Ciao, buon viaggio!”

con un movimento buffo degli arti.

Fantastico,
che risate,
pare di stare in un gioco infinito,
e una volta finito,
ci si trova tutti a fare battute mangiando patate.

Il deserto mi ha cresciuta,
stravolta e rilassata.
Mi ha amalgamata,
districata e ascoltata.
Mi ha capìta, recepita ma non mi ha mai illusa, non mi ha mai assalita.

Quanta strada ho fatto…

…e quanta ancora ne farò,

ma una cosa è certa…

Per nulla al mondo indietro tornerò.

Erica, anzi Atmosferica.

Un vuoto che riempie.

Continua a leggere Un vuoto che riempie.

Valentina.


Oggi ci siamo svegliati con un leggero freschino che solleticava i piedi. Il cielo è nuvoloso e non è la giornata giusta per l’escursione che avevamo in programma.

Felpa e pantalone lungo sono necessari per placare i brividi e un bel thè caldo per colazione, per riscaldare lo stomaco.

Siamo a Rockingham, un piccolo paese a 50 chilometri a sud di Perth. Nel tornare da Wave Rock non siamo nemmeno passati dalla città, decidendo di venire direttamente in campeggio.

La gita a Penguin Island quindi, slitta a domani sperando che il brutto tempo sia solo di passaggio. Dopo di che, procederemo con la ricerca del lavoro.

In foto vi mostro il paesaggio in viaggio attraversato al ritorno. Per chi avesse letto l’articolo di ieri, può ovviamente ritrovare colori, atmosfera e particolari descritti.

Non sembra anche a voi la savana?

Dai, lasciatemi fantasticare. Ve l’ho detto che non riesco a controllare la mia immaginazione! Forse nella savana l’erba è talmente alta che spesso non si vedono gli animali nascosti pronti all’agguato.
Beh, qui non è così! Questo foglio di erba secca è tenuto alla perfezione e qualsiasi figura in movimento, balzerebbe all’occhio.

On the way ho fatto anche un breve video, un minuto per farvi viaggiare insieme a me. Appena avrò una connessione Wi-Fi lo caricherò su YouTube e con il sottofondo di una bella canzone che sceglierò, potrete anche voi sentirvi i miei compagni di viaggio per 60 secondi.

Dai, però dovete ammetterlo che già adesso, state esplorando insieme a me. Io ce la sto mettendo tutta!

Impegno, passione e costanza.


Bello scrivervi dalla mia seggiolina pieghevole da campeggio. C’è una pace delicata e ognuno qui, mantiene un tono di voce basso, rispettando la quiete e la tranquillità dei vicini. Una bimba si aggira con la sua bicicletta verde-acqua davvero singolare. La sella blu cina è allungata come quelle da circo usate per le acrobazie e il manubrio alto. Le ruote e i pedali sono bianchi.

Passa davanti a me con la faccia da furbetta e mi guarda vanitosa mostrandomi il suo mezzo assai particolare e la sua bionda bambola che tiene con un braccio.

Quello sguardo buono ma estremamente convinto, mi fa ripensare alla mia amica Valentina. Anche la sella blu cina, mi rimanda inevitabilmente ad una poesia che ho scritto qualche giorno fa pensando a lei, la mia amica. Lei che ama vestire di blu, non facendo mancare mai particolari accessori intonati.

Ve lo faccio leggere ovviamente. Buona lettura e soprattutto, speriamo che domani sia una giornata splendida.


VALENTINA…

…è come un fiore blu, ogni giorno aspetta la luce per crescere un po’ di più e quando arriva il buio, chiude i petali delicati formando un cuore, non so…una forma d’amore.

Quando arriva lei, arriva anche la pace. La contraddistingue la serenità, nonostante abbia dovuto fare i conti con alcune avversità. Con passo deciso e lo sguardo alto, nessuno fermarla potrà, perché solo lei sa quanta forza ha e quanta vita ancora costruirà.

La vedo cucinare nella sua casa accogliente, studiare formule nelle sue ore di calma apparente e poi, sul divano giocare con Tigro, l’animale che l’ha fatta sognare con qualche pallina e simpatia singolare.

Mi piace di lei il suo sorriso che si apre raramente, dovete sapere che ha degli occhi a volte, che mi pare un serpente. Con aria scherzosa ma severa, mi ammonisce sventolando la bandiera.

“Erica, mi raccomando… Sii sempre vera!”

Le piacciono cereali e insalate, cantare note stonate e quando la immagino bambina, la vedo così… Brava, seria ma birichina.

Valentina, è una grande lavoratrice! Studia, stira, lava e si programma persino la lavatrice. Sta dietro a tutto, nulla le sfugge, è furba, è attenta e quando ti ama è sempre vicina, sempre carica, molto amica…è Valentina.

Io la amo da impazzire. Da quando sono dall’altra parte del mondo, mi manca da morire.

La rivedrò, la bacerò e mai la lascerò. Faremo insieme tante cose, perché mi ama, mi rende migliore ed è blu, come quel fiore.

Erica, anzi Atmosferica.

Le canzoni.

Dalle canzoni puoi trarre conclusioni.

Puoi prendere citazioni, trovare soluzioni o semplicemente vivere emozioni.

Le canzoni sono ripetizioni ma mai costrizioni. Possono spingerti a fare azioni o magari riflessioni.

Sono melodie con parole, testi con intonazioni o composizioni scritte osservando costellazioni.

Una particolare condizione,

può portarti

ad intendere

una canzone

come una guida

da seguire

senza esitazione.


Il grande Lucio Dalla cantava:

“Canzone… cantala, se vuoi.”

Lucio Dalla – Canzone

Cantala, se vuoi.

Il canto può addolcire il rimpianto e subito dopo asciugare un pianto.

Se canterai,

avrai il cuore aperto nel petto.

La nota giusta per accordare ogni dispetto.

“…e quando canterai la tua canzone, la canterai con tutto il tuo volume. Che sia per tre minuti o per la vita avrà su il tuo nome.”

Luciano Ligabue – Quando canterai la tua canzone

Lui ti offre un consiglio, ti incoraggia a fare del tuo meglio. Che sia un gancio o un appiglio, lo ringrazio per tutte quelle volte in cui il mio cuore si è trovato in subbuglio.

“In un mondo che, non ci vuole più, il mio canto libero sei tu. E l’immensità, si apre intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi…”

Lucio Battisti – Il mio canto libero

Per Lucio Battisti la musica era libera, un amore senza limiti. Quando la cantava, era dolce e pacato. Quasi a non svegliare un sentimento delicato, ma disperato.


Lucio, Luciano e Lucio.

Un insieme di Luci da cantare.

Erica, anzi Atmosferica.

Grazie Papà.

Oggi voglio parlarvi di Papà Elio. Già dopo le prime parole mi si stringe la bocca dello stomaco ma lascerò scrivere le mie mani, e tutto verrà naturale.

Un grande Papà, lavoratore e sempre presente anche con i suoi lunghi silenzi. Le sue poche parole mi hanno sempre indicato la strada, lasciandomi ogni volta la libertà di scegliere pur sentendomi guidata.

Nel momento del bisogno però, ha sempre saputo regalarmi quel che silenziosamente gli chiedevo. Dalla sua profondità ho appreso molti insegnamenti e tante delle storie che mi ha raccontato, saranno per me esemplari, per il resto della vita.

Cresciuto in una grande famiglia, era il più piccolo di sei fratelli. Quattro donne e due maschietti. Sin dalla nascita, un ambiente famigliare prevalentemente femminile e numeroso ha sempre caratterizzato la sua realtà rendendolo un uomo protettivo e sempre estremamente comprensivo.

Siamo assai simili. Due capricorni testardi ma pieni di amore e dolcezza. Mi ritrovo molto in lui e voi non lo sapete, ma il dono della scrittura l’ho assolutamente ereditato. È anche grazie alla mia partenza che molte porte si sono aperte e alcuni nodi sciolti, sono sicura di averlo reso un padre orgoglioso e sono certa di averlo sorpreso regalandogli attraverso i miei scritti, delle grandi emozioni.

Tanti pensieri che non sono mai riuscita a dire a parole, ora possono fluire senza ostacoli e senza paura, consapevole che dichiarare amore debba essere la prima ragione di vita.

Vi suggerisco quindi di trovare il modo per far sapere a chi amate tutto quello che avete dentro. Ogni giorno è prezioso e assumerebbe un valore inestimabile se solo riusciste a esprimere quello che siete e sentite per voi stessi, per la vostra famiglia, per il vostro Papà.

L’amore che lega i miei genitori, ha creato un grande impero. Quattro figlie, ognuna con i propri sogni e desideri, bisogni ed esigenze, caratteri diversi ma con la stessa linea guida.

Il loro grande amore.

Ringrazio dal profondo del mio cuore Papà e Mamma. Ogni volta che penso a loro mi viene un po’ di malinconia e sicuramente il fatto che sia così lontana, mi rende più vulnerabile, la mancanza è forte.

Ritornando al dono della scrittura, vorrei dirvi che da quando sono partita, ho scoperto in Papà Elio uno scrittore talentuoso. La mia lontananza da casa ha fatto scattare una molla in lui che mi permette di sentirlo ancor più vicino di quando ero sotto al suo stesso tetto.

Mi ha colpita, emozionata e lasciata senza parole. Mi ha scritto messaggi, pensieri e anche una poesia.

Quando l’ho letta il mio cuore ballava dalla gioia.

Non ho bisogno di aggiungere altro.

Buona lettura.


DON’T CRY

Ti capiterà

di guardare due occhi
e leggerne i pensieri,
sentire una parola
e percepire il suo vero valore, toccare una mano con gli occhi chiusi
e sapere dove ti potrà portare,
sentire il tuo cuore che si stringe e si espande perchè è vivo.
Desiderare di voltarti a guardare
ma senza rallentare la tua corsa.
Un sole accecante asciugherà le tue lacrime.

Il buio si popolerà di pensieri
come se viaggiassero contromano a piena velocità, ma ascolterai solo il tuo respiro.
Sei un fiore che sboccia
e l’aria è piena del tuo profumo.

_____

Mentre scrivevo pensavo a una canzone di Neil Young che alla tua età ho ascoltato fino a consumare il disco senza capirne una sola parola, forse già esistevi.

https://www.youtube.com/watch?v=_VrTSF-v8Vs


 Grazie Papà.

Erica, anzi La Tua Bambina.

Tramonti nuovi.

 

Stavo da qualche giorno aspettando un segnale, una sorta di chiamata. Lo dice sempre la mia mamma, se sai portare pazienza, la risposta arriva. Basta saperla cogliere ed ascoltare.

Da quando sono qui, vi ho sempre parlato di questa città attraverso articoli seri e quasi malinconici. Non pensate che questa specie di tristezza sia data dalla mancanza di casa. Quella inevitabilmente c’è e spesso bussa alla porta anche senza invito. È data dalle sensazioni che vivo qui, solo ed esclusivamente da quelle.

Dal tono con cui vi parlo e vi descrivo Perth, avrete ben potuto capire che non la sento una città che mi potrebbe appartenere. L’ho sempre sentita troppo vuota, calma e lenta. Quando guardo i grattacieli mi chiedo sempre come pensava di riempirli chi li ha progettati. Non ci sono abbastanza persone, non percepisco spazio mancante tanto da innalzare la città verso il cielo. Le trovo solamente costruzioni di facciata, da fotografia, da sogno.

Perth, grattacieli, città moderna, nuova e illuminata la notte.

E poi?

Null’altro.

Appena fuori solo spazi deserti.

Francesca e Mattia mi hanno fatto tornare l’energia che stavo perdendo. Mi stavo adagiando alla troppa tranquillità e chiudendo in pensieri poco stimolanti.

Loro, i ragazzi di cui vi ho parlato pochi giorni fa, arrivati a Perth la settimana scorsa, mi hanno davvero ricaricato le pile! Stavo andando a fare un po’ di spesa, quando li ho incontrati per caso.

Ho espresso a loro la mia voglia di evadere, la voglia di scoprire e spaziare nell’infinità delle bellezze australiane. È bastata la seguente domanda di Francesca per riaccendere i miei occhi:

“Ma se tipo ti dicessimo: ‘tra due settimane partiamo’, tu cosa risponderesti?”

Ho sentito il cuore battere, un brividino scorrere lungo la colonna vertebrale, il sorriso comparire sulla mia faccia e ho lasciato parlare la mia bocca:

“RISPONDEREI DI SÌ!! RISPONDEREI CHE VORREI PARTIRE! SÌ!!”

Francesca e Mattia hanno percepito la mia convinzione, la potenza che si è scatenata in mezzo secondo. tutto era tornato a girare! La mia testa!

Il cuore in gola!

Mi sono sentita viva!

Grazie Francesca!

Abbiamo deciso quindi di organizzare il nostro viaggio, il nostro itinerario. Da oggi ci troveremo per parlare, discutere e pianificare. Servirà una macchina, un piccolo van. Servirà procurarsi il necessario per dormire, una tenda, un sacco a pelo. Nelle prossime due settimane ci impegneremo a trovare uno/due/tre compagni di viaggio stranieri in modo da poter parlare inglese anche strada facendo.

Sarà una figata.

Lavorerò ancora un paio di settimane, dopodiché sarò ben felice di accompagnarmi alla scoperta del mondo. Non voglio fossilizzarmi qui solo perché ho trovato un’occupazione. Ci sono altre mille possibilità per lavorare in Australia. Abbiamo pensato anche che potremo fare delle tappe e raccimolare un po’ di soldini raccogliendo la frutta. Se becchi le zone e le stagioni giuste, sei a cavallo.

Il mio spirito chiede contatto con la natura.

No città.

Sì natura.

Animali!

Canguri.

Delfini!

Oceano.

Tramonti nuovi.

Lunghe strade infinite!

Voglio questo.

I miei compagni di viaggio sembrano volere lo stesso, anzi… sono stati loro ad aprirmi gli occhi.

Saranno due settimane decisive. Io sono carica.

E voi?

Vi terrò super aggiornati ovviamente! Intanto sapete che da oggi inizieremo a pianificare un buon itinerario.

Nessun posto magnifico deve sfuggirci di mano.

Erica, anzi Atmosferica, Francesca e Mattia.


E leggete un po’ qui…
QUANDO SARAI TRISTE…
Quando sarai triste siediti sul ciglio della strada e attendi che il vento ti porti la voce dell’ignoto. Ascolta in silenzio quello che la voce ti dice e poi alla luce del sole, chiediti se tutto ciò è possibile.
Rimani così nella calma sino a quando dal cielo scenderà la sera perché anch’essa avrà un messaggio per te.
Rimani seduto sul ciglio della strada sino a quando si accenderanno le stelle perché anche loro avranno qualcosa da dirti.
Poi verrà la notte con la sua lunga pausa di riflessione e ti verrà in mente la vita.
Allora pensa di essere sempre te stesso a qualsiasi costo e non fingere mai con gli affetti. Accetta con serenità il passare degli anni perché anche la vecchiaia fa parte della vita. Non avere paura della vita.
L’uomo dimostra di essere piccolo o grande a seconda dell’importanza che dà alle grandi e piccole cose.
Ricorda che se sei venuto al mondo hai pieno diritto di esistere ed essere felice. Cerca un dio anche se non sai dove abita e abbi sempre comprensione per tutti.
Rimani seduto sul ciglio della strada fino all’alba. Passerà qualcuno e ti chiederà se ti sei perduto, e tu allora risponderai che ti stai cercando.

Romano Battaglia

Le stesse luci.

Scattata a Perth, precisamente a Northbridge.

È una foto buia ma luminosa che racchiude una specie di mistero, come quello che si percepiva attraversando quella via con un paio di locali nascosti e i muri pitturati, disegnati, pasticciati.

Era comunque arte.

Le luci sospese a mezz’aria, regalavano il giusto tocco di colore e la giusta chiarezza. Quando arrivavano piccole folate di vento, le lampadine appese ai fili ballavano, molleggiavano, creando fusione di colori. Un ragazzo metteva dischi, la musica non era del tutto chiara, lo erano di più le luci.

Per me.

Ero affascinata, mi sono seduta ed ero rilassata. Era come se avessi già visto quelle luci, avessi già avuto quelle sensazioni e quindi ho iniziato a sfogliare il mio album delle fotografie.

Quando mi hanno detto che era ora di andare via, non volevo alzarmi da quella panca di legno. Volevo guardarmi intorno ancora per un pò.

Non avevo finito!

Le luci, avevo visto le stesse luci.

Luci bianche.

Luci rosse.

Luci verdi.

Luci Blu.

All’improvviso l’illuminazione!

A Milano, un mese prima di partire avevo scattato una foto alla Colonne di San Lorenzo in Porta Ticinese. Ero rimasta colpita dalle luci che regalavano al buio  colori caldi. Faceva freddino ricordo, ma quel rosso era un fuoco.

Bene, ora che abbiamo ricollegato tutto, ho recuperato nel mio album la foto che avevo scattato quella sera di autunno, il pensiero che avevo scritto pensando a Milano e al fatto che sarei partita. Avevo parlato anche della calma che aveva suscitato in me quello scorcio colorato.

Ve lo faccio leggere volentieri 🙂


Milano mancherÀ

Milano

Sicuramente Milano mancherà.

Con le sue luci e le sue atmosfere è diventata per me importante, è una città a cui inevitabilmente sento di appartenere.
Inizialmente ti sembra immensa, la circonvallazione (che nome strano), il Duomo (immenso), Corso Sempione (che figata), Porta Genova-Porta Venezia-Porta Romana-Porta Vittoria-Porta Ticinese-Porta Nuova-Porta Volta (ma dove sono tutte ste porte?), Arco della Pace (Ma dov’è la pace?), Castello Sforzesco (quanto è bello!), La Darsena (un altro nome strano), gli artisti di strada e l’arte che svolazza nell’aria.

Gli anni universitari, le serate organizzate all’ultimo, amici nuovi e amici rivisti dopo mesi o dopo anni, primi amori e innamoramenti fugaci in metropolitana ed infine il primo lavoro.
Incontri casuali che ti fanno chiedere quanto sia piccolo il mondo.. Oppure.. Quanto sia sssimpatica Milano!

Ti fà gli scherzi, ti propone immagini inaspettate e scene imbarazzanti, ti fà perdere la strada e puntualmente arriva la multa.

Ti fa sentire agli estremi..senti il freddo e ti viene voglia di scappare, senti il caldo e pensi sia infernale.
Il traffico, lo smog ma poi, quando vuoi tu, quando la cerchi..

La pace.

Le persone sono solo abituate ad andare veloci..ma in realtà, ogni cosa è calma. Al momento è la mia città.

Milano può essere calma, nella calma degli occhi di chi la guarda.

Calma piatta. Mancherà.

21 Ottobre 2015 – Porta Ticinese, Milano

Erica, anzi Atmosferica.


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